Francesco Pannofino è senza dubbio una delle voci più amate dal pubblico italiano, e nel contempo uno degli attori più bravi e più simpatici. A consacrarlo è stata la serie tv Boris, che ha appassionato milioni di telespettatori e che è tornata in auge nelle scorse settimane, durante il periodo di lockdown. A svelarlo è stato lo stesso Pannofino, intervistato nelle scorse ore da Rai Radio 2 dal programma “I Lunatici”, format notturno condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio: “C’è stato il ritorno del successo di ‘Boris’ – le parole dell’attore – alcuni audiolibri che hanno contribuito a tenere compagnia alle persone e ai bambini. Questo ritorno in auge di ‘Boris’ dimostra che avevamo fatto veramente una bella cosa. C’era un grado di umorismo, intelligenza narrativa e libertà espressiva – ha aggiunto – che hanno portato a un prodotto straordinario”. E sulla possibilità di una nuova stagione: “Datemi una giacchetta e sono pronto, non è un problema. Magari, che partano iniziative dal pubblico per chiedere la quarta stagione è segno di affetto da parte del pubblico”.



FRANCESCO PANNOFINO: “QUANDO MI PROPOSERO DI FARE BORIS…”

Pannofino aveva fatto il provino sia per il ruolo di Renè quanto per quello di Duccio: “Quando mi proposero il provino per fare ‘Boris’ ho capito subito che si trattava di un capolavoro. Non conoscevo gli autori, non so con quale criterio mi abbiano chiamato. Subito dopo il provino mi sono trovato a mio agio, è stato un incontro felice, capitano raramente. E’ come l’amore, è difficile da incontrare”. Celebre la battuta di Renè “Cagna maledetta”, e a riguardo Pannofino racconta un simpatico aneddoto: “Per la strada mi dicono ‘ti prego dimmi cagna maledetta’. Soprattutto le attrice. Che è un paradosso. Vogliono che io dica loro ‘cagna maledetta’. Anche se ora ci stanno le mascherine e non mi riconosce nessuno”. Ma cos’ha spinto Pannofino ad iniziare la carriera da attore? “Ero terrorizzato dal fare un lavoro normale – spiega – con tutto il rispetto per i lavori normali. E allora c’ho provato. Ho avuto un grande coraggio, perché fare il mio lavoro è difficile se non hai tradizioni di famiglia particolare”.

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