Francesco Paolantoni e la passione per il cinema

Francesco Paolantoni e la passione per il cinema: un sogno diventato realtà. Il debutto con la “Locandiera” di Goldoni fino al grande successo in tv. Proprio così, sin da bambino l’attore sognava di poter diventare un attore famoso americano. A rivelarlo è stato proprio Paolantoni intervistato da La Repubblica di Napoli: “nasce al cinema, dove mia sorella maggiore mi portava da bambino. I film d’avventura americani, Kirk Douglas e Burt Lancaster: guardavo questi eroi e volevo essere come loro. Non è che volessi semplicemente fare l’attore: volevo proprio fare l’attore americano famoso…”.



Ricordando i primi lavori, Paolantoni ha rivelato: “credo fosse una “Locandiera” di Goldoni, per la regia di Ettore Massarese. Insomma, ho cominciato subito con un classico. E in quella prima fase della carriera facevo contemporaneamente classici e repertorio napoletano, Shakespeare e Scarpetta insieme, lavorando su due codici teatrali diversi, apparentemente contrapposti. Ma la conoscenza dei due codici mi è poi servita, nel corso della carriera”.



Francesco Paolantoni e il ricordo del papà scomparso

Una lunga gavetta per Francesco Paolantoni che è diventato, nel corso degli anni, un personaggio di grande successo anche grazie alla tv. “Ci sono state esperienze bellissime e decisive per la mia carriera. Ricordo con piacere aver lavorato con Renzo Arbore, Serena Dandini e la Gialappa’s Band a Mai dire gol” – ha detto l’attore che deve tantissimo a due amici e colleghi Biagio Izzo e Stefano De Martino. L’attore è cresciuto in una famiglia molto unita, anche se sin da bambino ha dovuto fare i conti con la malattia del padre: “ero un bambino solare e affettuoso, ma avevo sempre questo senso di inquietudine di fondo. Temevo che mio padre potesse andarsene sempre da un momento all’altro, perché aveva già il cuore malandato. Alla fine morì quando avevo 20 anni, due anni dopo se ne andò anche mia madre e mia sorella andò via di casa. Mi ritrovai da solo, all’inizio della mia carriera, in cui guadagnavo ancora poco e dovevo sostenere le spese di una casa grande”.



La morte del padre è stato un momento davvero difficile e dolorassimo per lui: “perr superare quelle preoccupazioni e quel dolore, con il tempo, mi sono fatto una corazza. Sono diventato abbastanza ironico e autoironico, quel dolore ce l’ho sempre un po’ dentro ma ho iniziato a capire che tutto si può affrontare con forza e ironia. Quando passi qualcosa di così pesante, capisci davvero che tutto diventa più sopportabile”.