Le parole del ministro Guido Crosetto hanno riacceso lo scontro tra governo e magistratura, già piuttosto intenso per la riforma della giustizia messa sul tavolo dal Guardasigilli Carlo Nordio. Per il viceministro Francesco Paolo Sisto non ci sono dubbi, ora è più evidente che la riforma della giustizia – anche costituzionale – s’ha da fare. “Non è una riforma contro qualcuno ma per i cittadini”, le parole dell’esponente di Forza Italia ai microfoni del Corriere della Sera: “Le riforme sulla giustizia per noi sono una priorità. Sono quasi pronte quelle ordinarie: alcune già in vista dell’Aula, altre in gestazione ma di pronta definizione. Con il consenso convinto del governo. E sul pacchetto abuso d’ufficio & Co. è “Avanti tutta”’: i tempi saranno rapidissimi. Poi ci sono le tre riforme costituzionali…”.



Il punto di vista del viceministro Sisto

Oltre al premierato voluto da Fratelli d’Italia e all’autonomia voluto dalla Lega, Forza Italia è in pressing sulla separazione delle carriere: “Per noi è una storica battaglia di principio, per cui il giudice, terzo e imparziale per la Costituzione, non può avere la stessa maglia del pm”, l’analisi di Sisto. Il viceministro ha aggiunto: “Una riforma che può procedere in “parallelo disgiunto” con il premierato. In modo che eventuali referendum restino distinti, autonomi e lontani fra loro”. Sisto ha rimarcato che l’unica condizione posta dal governo è che non ci sia un referendum unico per non confondere gli elettori chiamati alle urne. Ma non è da escludere un percorso in contemporanea con i tempi finali sfasati: “E, se ci saranno i referendum, si posticiperà di un congruo tempo quello sulla separazione delle carriere, o viceversa”. Una battaglia condotta dal presidente Berlusconi e ora portata avanti da FI: “Perché i suoi ideali vivranno per sempre. Tajani ne ha raccolto l’eredità e con lui andremo avanti. I sondaggi dicono che la linea è quella giusta”.

Leggi anche

Risultati Elezioni Romania 2024/ Georgescu (destra) sfiderà al ballottaggio Lasconi (Cdx): ko il Premier demSPILLO/ L'alternativa ai Cetto Laqualunque mentre il welfare scricchiola