Francesco Sarcina, frontman delle “Vibrazioni”, ricorda bene gli inizi della band, suddivisi tra i primi successi e il malore che colpì suo padre. Il cantante, ai microfoni de “Il Messaggero”, ha sottolineato che il brano “Dedicato a te”, nel 2003, “andò al primo posto in classifica quindici giorni prima che un ictus cogliesse mio padre, mandandolo in coma. Alla fine ne uscì, anche se la malattia lo cambiò. Ma io per tutte quelle settimane mi ero ritrovato a fare i conti con grossi sensi di colpa, che mi segnarono. Mi dicevo: ‘È giusto andare avanti?'”.
Nella formazione delle Vibrazioni militano anche il chitarrista Stefano Verderi, il bassista Marco “Garrincha” Castellani e il batterista Alessandro Deidda, i quali sono riusciti con Francesco Sarcina a superare il milione di copie vendute: “E pensare che mi incartai subito, tra contratti e soldi – ha svelato l’artista –. Firmai un contratto capestro cedendo a due lire tutte le edizioni dei brani. Forse una delle cazzate più grandi della mia vita. Ero inesperto. Partito dalla periferia, avevo bisogno di soldi”.
FRANCESCO SARCINA (VIBRAZIONI): “IL PUBBLICO DI UDINE CI FISCHIÒ”
Francesco Sarcina e le Vibrazioni capirono di avere raggiunto la popolarità quando un giorno in autogrill una scolaresca “ci rincorse: il segnale che non eravamo più sconosciuti”. Vinsero come rivelazione dell’anno il Festivalbar, rassegna alla quale l’anno seguente non parteciparono in quanto la loro casa discografica aveva inteso spingere al tre band: “Parlavo degli Sugarfree, credo, che giravano con ‘Cleptomania’ – ha spiegato il cantante su ‘Il Messaggero’ –. Ancora oggi la gente ci confonde. Da giovane mi arrabbiavo. Oggi con sguardo sornione dico: ‘Grazie’. È un attestato: abbiamo spianato la strada a molti. In concerto lo rivendichiamo con hit come ‘In una notte d’estate’, ‘Vieni da me’, ‘Ovunque andrò'”.
Nel 2010 le Vibrazioni aprirono il concerto degli AC/DC a Udine e il pubblico fischiò: fu colpa, secondo Francesco Sarcina, “del manager di allora, che ci spremeva: fu un errore. In compenso, oggi quando andiamo ai festival sembriamo gli Aerosmith: in confronto a quello che gira oggi, tutto così plasticoso, facciamo la differenza”.