FRANCESCO TOTTI, IL NUMERO 10 E SPALLETTI

Forse il passaggio più bello dell’intervista di Francesco Totti, rilasciata al Corriere della Sera, è quello iniziale: si parla del 10, il numero indossato per tutta una carriera – interamente spesa nella Roma – e Totti dice che oggi il numero 10 non esiste più. Era un giocatore diverso: “Doveva correre meno ma sfruttare ogni occasione di talento”: pensare prima degli altri, sapere dove mettere la palla in anticipo. Perché i numeri 10 sono spariti? Secondo Totti, imbeccato, con l’avvento di Arrigo Sacchi: “Lui portò tutti a rientrare in difesa e questo fece sparire lo spazio tecnico per il 10”. Un giocatore, appunto, che doveva essere fulcro ed elemento di sorpresa: oggi secondo Totti il calcio è più organizzato e meno sorprendente, tanto che – parole dell’ex capitano della Roma – non c’è una squadra che lo entusiasmi proprio perché si è estinto quel ruolo. Importante il numero 10, ancora di più i gregari: “Pensa a Platini senza Bonini, a Rivera senza Lodetti”. Il gregario, secondo il pensiero di Totti, reca in sé una parola bellissima perché tutti sono gregari di qualcosa o qualcuno, non solo in campo ma nella vita.



Totti però il 10 lo ha indossato, ma in campo ha fatto tutto: si definisce “un falso nove”, che nella parte finale della carriera è stato avanzato da Luciano Spalletti per permettergli di segnare più gol. Naturalmente, nel corso dell’intervista non può mancare un accenno – ampio – all’allenatore con cui è entrato in conflitto: Totti ammette serenamente che, dovesse incontrarlo oggi, lo saluterebbe con affetto. “Quello che abbiamo passato insieme quando arrivò da Udine è per me irripetibile”: infatti lo inserisce tra i tre allenatori più influenti della carriera e con i quali si è trovato meglio, insieme a Carlo Mazzone (in cima alla lista) e Zdenek Zeman. Peccato che poi con Spalletti ci siano state incomprensioni, “non ci siamo più capiti” dice Totti, ma oggi ammette di aver commesso errori lui stesso e che, soprattutto, gli screzi arrivarono dall’esterno a causa di persone terze, “dirigenti o consulenti della società”. Di Spalletti, oggi Totti dice che può essere la persona giusta per riportare in alto la nazionale, che deve tornare in alto perché mancare due Mondiali consecutivi è chiaramente un problema. Della nazionale, Totti dice che il Mondiale vinto nel 2006 è il momento più bello della carriera: uno dei due, l’altro è ovviamente lo scudetto con la Roma nel 2001.



TOTTI, LA ROMA E IL FUTURO

Nel futuro di Francesco Totti ci sarà ancora la Roma? “Ho sempre detto che con un ruolo definito mi piacerebbe: se hanno bisogno di me sanno che mi fa piacere dare una mano”. E sarebbe ancora più bello se ci fosse José Mourinho, che Totti considera il numero uno: “Mi dispiace non essere stato allenato da lui, ma non voglio tornarci su, non voglio chiedere”. Totti insomma disponibile a tornare alla Roma, anche perché sostiene con profondo candore che della Roma e della vita da calciatore gli manca tutto. “Mi manca il bar e il caffè con i compagni di squadra, il viaggio in pullman da Trigoria allo stadio. Dopo, mi sono sentito solo”. E qui, c’è anche lo spunto per dire del cameratismo dei tempi andati: oggi, per Totti, il calcio non è più lo stesso. Ricorda i giorni precedenti i derby, in cui lui e Alessandro Nesta sfruttavano l’occasione anche per approfondire un’amicizia: “Si pensava agli sfottò, le magliette da indossare, come indossare le sconfitte.



Oggi i giocatori invece di parlare tra loro entrano negli spogliatoi con le cuffiette, cosa vuoi che gliene freghi dei derby?”. Ultima chiosa sulle scommesse: Totti rifugge giudizi moralistici ma rimarca come ci siano delle regole come quella di non giocare sulle partite di calcio, che vanno sempre rispettate. In più, aggiunge, “i ragazzi più giovani vanno tutelati e bisogna stargli vicino perché non si rovinino”. Magari con qualche problema più grande, come la depressione: Totti dice che probabilmente non l’ha mai vissuta, ma anche che “può darsi l’abbia avuta e non l’abbia mai individuata, mentre so di colleghi che l’hanno vissuta. In questo tempo credo ci sia ovunque”.