Lo avevamo ben sottolineato ieri nel riprendere l’importante intervista di Joseph Ratzinger al Corriere della Sera: oltre a parlare di un “unico vero Papa”, il Pontefice Emerito aveva pesantemente criticato la politica “gender” di Joe Biden ed elogiato invece l’avvento di Mario Draghi a Palazzo Chigi. Ebbene, oggi su “Libero Quotidiano” Antonio Socci riprende a sua volta le parole di Benedetto XVI riferite dal Corriere mettendo a nudo i punti secondo lui che non tornano rispetto all’’intervista riportata da Massimo Franco nel colloquio con presente anche il direttore del CorSera Luciano Fontana.



La tesi di Socci è che il quotidiano milanese abbia “allungato il brodo” costruendo due pagine intere su pochissime frasi virgolettate rilasciate da un anziano e malato Ratzinger: «Fra l’altro nei pochi pensieri attribuiti a Benedetto XVI c’erano due scoop, ma il Corriere ha accuratamente evitato di evidenziarli nel titolo», scrive lo scrittore mai troppo “tenero” con il Magistero di Papa Bergoglio. I due “scoop” non sottolineati da Franco riguardano proprio l’elogio a Draghi – al posto di Conte – e la netta bocciatura dei primi atti della Presidenza del pur cattolico Biden. In particolare quest’ultimo accenno avrebbe potuto essere sottolineato maggiormente dato che invece in Vaticano Papa Francesco non ha mai nascosto la “preferenza” per il dem Biden al posto del “tycoon” Donald Trump.



CORRERE-RATZINGER, I VERI SCOOP CHE MANCANO

La stroncatura di Biden, secondo Socci, si aggiunge «alle considerazioni critiche di Benedetto XVI nei confronti del presidente Obama («ha determinate idee che non possiamo condividere») contenute nel suo recente libro-intervista “Ultime conversazioni”. Giudizi critici che fanno capire qual era il contesto ideologico dell’Impero americano (con la presidenza Dem) al tempo della “rinuncia” di Benedetto XVI e dell’elezione di Bergoglio». Per il giornalista toscano sarebbe stato un vero scoop “politicamente scorretto” mettere in contrasto Ratzinger e Biden, ma è stato scelto un richiamo tutt’altro che “nuovo” come la scelta in piena coscienza di Benedetto XVI nel momento delle sue dimissioni 8 anni fa. «Casomai, la sua lucidità, anche oggi mirabile, e il suo stato di salute, che dopo otto anni non registra patologie nuove e gravi, sollevano molte domande sul perché nel 2013 abbia rinunciato. Resta un mistero», scrive ancora Socci su Libero.



Ma il vero punto di critica mosso dallo scrittore al grande giornale milanese è sulla frase di Ratzinger «il Papa è uno solo»: non si tratta di un vero scoop, sottolinea Socci, lo sarebbe invece stato se a quella frasetta il Papa emerito avesse aggiunto «il Papa è uno solo ed è Francesco», ma questo non l’ha fatto ne ora né nei precedenti 8 anni. A questo punto, sottolinea l’editoriale su Libero, sarebbero potute essere presentate diverse domande che però il Corriere non ha posto all’anziano Pontefice: perché si fa chiamare “Papa Emerito” se l’unico Papa è davvero Francesco? Perché porta ancora l’anello papale? «Egli ha lasciato il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha affatto abbandonato questo ministero. Egli ha invece integrato l’ufficio personale con una dimensione collegiale e si- nodale, quasi un ministero in comune. […] non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro contemplativo. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né alla talare bianca», così spiegava Mons. Georg Ganswein, segretario di Benedetto XVI, in una famosa intervista nel maggio 2016. La chiosa di Socci rimette ancora una volta al centro il vero nodo di tutta la delicata vicenda: «c’è un papa solo. Il tempo dirà quale. Nella storia della Chiesa ci sono stati alcuni che erano ritenuti papi durante il loro regno e anche dopo, ma che – in seguito – la Chiesa ha riconosciuto non essere tali. Vedremo».