Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani”, è intervenuto nella giornata di oggi, lunedì 23 agosto 2021, sulle colonne de “Il Tempo”, per affrontare il discorso connesso all’eventuale terza dose di vaccino anti-Covid. “Non è il momento di parlare di terza dose – ha asserito –. Non è ciò che serve adesso. Prima dobbiamo spingere a fondo sulla campagna vaccinale. Abbiamo raggiunto una buona copertura a livello nazionale, il 67,25%. Ma, a mio parere, la soglia a cui dobbiamo arrivare è l’85%”.



Un recente studio a New York, infatti, ha dimostrato che la protezione del vaccino dalle ospedalizzazioni non è stata modificata dal diffondersi della variante Delta, mantenendosi sopra il 90%. Gli stessi dati israeliani, se interpretati correttamente, non mostrano alcuna alcuna perdita di efficacia del vaccino contro la malattia grave. “Invece – ha proseguito Vaia –, è abbastanza fisiologico che con il passare dei mesi si osservi un calo degli anticorpi. Ma è importante spiegare un cosa. Quando valutiamo i vaccini, non dobbiamo considerare solo la risposta anticorpale. Io avevo 20mila anticorpi, ora ne ho 50, ma sono tranquillissimo, proprio per i motivi che ho detto”.



FRANCESCO VAIA SULLA SCUOLA: “ATTENZIONE A QUANDO RIAPRIREMO”

In materia di obbligo vaccinale, invece, Francesco Vaia ha sottolineato la situazione attualmente in essere allo Spallanzani è lo specchio del Paese: “Qui, abbiamo ricoverate in terapia intensiva 16 persone. L’83% non è vaccinato, l’11% ha ricevuto una sola dose e il 6% il ciclo completo. La situazione dei ricoveri non gravi è più o meno la stessa. E queste sono le percentuali anche di ciò che accade nel resto del mondo. Tutto ciò significa che il vaccino salva la vita, perché previene la malattia grave”.



Sempre su “Il Tempo”, l’esperto ha riferito che la mutazione ex indiana ha provocato un incremento dei contagi, ma non ha fatto sfaceli dal punto di vista delle ospedalizzazioni; tuttavia, si è detto preoccupato dalla riapertura della scuola. “Su scuola e trasporti avrebbe dovuto essere messa in campo una risposta di sistema, che invece è mancata. Inorridisco quando vedo i bambini costretti a indossare la mascherina in classe. Andavano fatte due cose: aumentare il distanziamento tra gli studenti nelle aule e lavorare sui sistemi di ricircolo dell’aria, che eviterebbe di aprire la finestre d’inverno facendo prendere la broncopolmonite ai ragazzi”. In ogni caso, “chi fa lavori a contatto col pubblico, come il personale scolastico, le forze dell’ordine e chi lavora nella grande distribuzione, deve fare il vaccino”.