Durante la diretta di Radio Radio TV è intervenuto Francesco Zambon, ex ricercatore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, parlando dell’inchiesta covid che sarebbe giunta, in queste ore, ad una qualche conclusione. Gli indagati sarebbero ben 19, tra i quali figurano anche l’ex premier Giuseppe Conte, l’ex ministro della salute Roberto Speranza, il governatore della Lombardia Attilio Fontana e l’ex assessore alla sanità lombarda Giulio Gallera, questi ultimi per il loro famoso (o forse, ormai, famigerato) “modello lombardo” per la gestione della pandemia.



L’inchiesta sul covid e sul “modello” italiano

Parlando nella sua intervista, l’ex ricercatore dell’OMS Francesco Zambon ha commentato, con un cauto ottimismo, l’inchiesta sul covid a Bergamo. “Mi aspetto molto e non sono felice per gli indagati, perché immagino la posizione in cui sono, ma dall’altra parte sono passati tre anni da quando si sono aperte le indagini ed è doveroso che le preliminari si chiudessero e ci fossero dei risultati su quella che è un’area veramente offuscata, ovvero i primi mesi di gestione della pandemia”.



Secondo il ricercatore, al centro dell’inchiesta sul covid c’è il modello italiano per la gestione. “Viene ostentato questo falso modello“, spiega, “presentato come ‘lombardo’, ma non c’è niente di più distante dalla realtà e questa inchiesta che è stata costruita in questi anni gridava vendetta, non vendetta personale, ma rispetto per le migliaia di morti che si sarebbero potute evitare. Quello che si sta facendo con l’inchiesta di Bergamo è evitare che questa situazione si ripeta di nuovo. Poi è una coincidenza strabiliante che oggi, che si presenteranno i risultati di questa indagine, in parlamento ci sono le audizioni sull’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione del covid”.



La storia di Francesco Zambon, censurato per il rapporto

Francesco Zambon, continuando a parlare dell’inchiesta sul covid di Bergamo, ha raccontato anche la sua storia. “Avevo fatto nelle prime fasi della pandemia, in quanto coordinatore dell’emergenza per l’Italia, un rapporto sulla risposta italiana al covid. Rapporto che è uscito il 13 maggio 2020, ed è stato pubblicato per una ventina di ore, e poi è stato, per delle indubbie pressioni del governo italiano sull’OMS, ritirato”.

Secondo lui, e dovrebbe essere oggetto dell’inchiesta sul covid, “è successo perché in quei mesi l’Italia doveva essere presentata per motivi politici come modello in merito alla risposta covid. Non si è trattato affatto di un modello, soprattutto nei primi mesi di pandemia, e neanche successivamente, dato che abbaiamo avuto uno dei tassi di mortalità più alti al mondo. Sono stato il primo ad andare contro corrente, contro la narrazione ufficiale”, ma l’unico esito che riuscì a ricavarne, fu il licenziamento dell’OMS e la censura del suo rapporto. Una questione su cui, ora, l’inchiesta su covid dovrebbe forse fare luce, ed infatti nella giornata di oggi l’ex ricercatore sarà ascoltato durante l’apertura dell’inchiesta parlamentare, che seguirà anche i risultati di Bergamo.

Covid: il piano pandemico: ci avrebbe “salvati”?

Nella sua intervista sull’inchiesta di Bergamo sul covid, poi, Zambon ha voluto anche smentire un’altra questione di cui si è a lungo discusso, ovvero il famoso piano pandemico. Questo non fu attivato, perché non era aggiornato e sarebbe stato inutile, ma secondo la narrazione ufficiale, la sua attivazione non avrebbe comportato nessun beneficio concreto per combattere la pandemia. Una circostanza, questa, a cui Zambon non crede affatto.

“Vorrei anche dire che la narrazione della stampa“, sottolinea parlando della gestione del covid, ora oggetto di un’inchiesta a Bergamo, “disse che non sarebbe successo niente neppure con il piano aggiornato e la politica si sincerava dietro questa narrazione. Un articolo del settembre 2022 sul Lancet”, spiega Zambon, “affrontando la gestione della pandemia a livello globale, ha detto che è stato un ‘global failure‘ [un fallimento globale]. Ma fa anche una correlazione importante, che cade a fagiolo, sui paesi che avevano il piano pandemico e l’hanno attivato e la loro risposta e dice che quei paesi sono andati di ‘gran lunga‘ meglio di chi non l’aveva o non l’ha attuato. Cade completamente la narrazione italiana”. Secondo Zambon, insomma, è importante che l’inchiesta sul covid scopra nel dettaglio perché il piano non fu attivato, sostenendo che avrebbe evitato la gestione lacunosa e problematica dei primi mesi e, di conseguenza, i successivi lockdown.