Hanno fatto scalpore le parole di Francesco Zambon, ricercatore dell’Oms, intervenuto ieri a Non è l’Arena su La7, il quale ha rivelato in collegamento con Massimo Giletti un retroscena inedito. Zambon ha spiegato di ave ricevuto una “mail con tono piuttosto intimidatorio” in seguito alla quale pensava che Ranieri Guerra fosse in buona fede in merito al piano pandemico. “La prima cosa che pensai era che Guerra fosse in buona fede e che ci fosse effettivamente un errore nel rapporto e che ci fosse stato un aggiornamento nel piano del 2006”. Per questo chiese al team di procedere con tutte le verifiche del caso e di confrontare tutti i piani che venivano chiamati pandemici dal 2006 ad oggi.
“Poi mi accorsi che non si trattava affatto di buona fede”, ha proseguito ancora il ricercatore, “quindi il tono della mail e anche la telefonata che ci fu subito dopo assunse tutto un altro connotato perchè si trattava di un copia-incolla”. Quelle comunicazioni, a suo dire, avevano solo l’intento di “coprire o chiedere a me di falsificare qualcosa” nel un periodo in cui lui era direttore della Prevenzione. Per questo, ha chiosato, “io vedevo un gravissimo conflitto di interesse rispetto alla posizione che occupa oggi”, ovvero direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della Sanità. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
FRANCESCO ZAMBON: “RANIERI GUERRA VOLEVA CHE FALSIFICASSI DATA PIANO PANDEMICO”
Francesco Zambon in collegamento con “Non è l’Arena” di Massimo Giletti racconta la sua verità sul dossier che ha realizzato per l’Oms e sulla questione del piano pandemico. «All’inizio ho provato a gestire in maniera discreta la questione, poi ho visto che le informazioni che venivano date non erano proprio corrette, quindi ho ritenuto di fare anche io delle interviste e di parlare», ha esordito il ricercatore, che ora si sente solo. «Dall’Oms non ho ricevuto tanta solidarietà, ne ho ricevuta tanta dai cittadini italiani. Non è una situazione facile. Non è una battaglia contro l’Oms, vorrei farla al fianco dell’Oms. Io lavoro per loro e ne sono fiero». Quindi entra nel merito del suo report e delle reazioni che ha scatenato. «Quando ho ricevuto la mail da Ranieri Guerra pensavo che fosse in buona fede e che ci fosse un errore e quindi un aggiornamento del piano pandemico. Chiesi al team di fare tutte le verifiche del caso, poi mi accorsi che non si trattava di buona fede e capì che il tono della mail e la telefonata assunse un altro connotato. Era un copia-incolla, quindi mi chiedeva di falsificare qualcosa in un periodo in cui lui era stato direttore della Prevenzione e per me è un conflitto di interessi».
Francesco Zambon fa notare che solitamente l’Oms non manda generalmente in un Paese persone di quella nazionalità, ma evidentemente è stata fatta un’eccezione per Ranieri Guerra. Zambon specifica che era anche informato: «Noi avevamo riunioni settimanali, indette da Copenaghen, con tutte le persone che lavoravano in Italia per far sì che le azioni fossero note e coordinate. Sapeva quindi della pubblicazione e fu anche intervistato per un capitolo». Inoltre, Ranieri Guerra avrebbe dovuto informare il ministro della Salute Roberto Speranza, cosa che non ha fatto. «Il rapporto è accurato ed è stato valutato da tutto il team». In merito alla Cina, c’erano due paragrafi dove si faceva la cronologia dello sviluppo della pandemia. «Invece di usare una timeline di aprile ne abbiamo usato una da gennaio, la sostituzione di questo è stato il motivo del ritiro, ma dopo la correzione doveva essere ricaricata. Nel frattempo però è scoppiato il finimondo». Il ricercatore ha chiarito che non c’era nessun elemento di giudizio, anzi si evidenziava la capacità di adattamento del sistema sanitario durante l’emergenza. Infine, ha smentito che il rapporto presentasse errori fattuali, cosa peraltro smentita dal fatto che sia stato pubblicato e che potevano essere corretti. (agg. di Silvana Palazzo)
FRANCESCO ZAMBON OGGI A NON È L’ARENA
Francesco Zambon torna a parlare. Stavolta lo fa in tv, davanti alle telecamere di “Non è l’Arena“. Massimo Giletti è infatti riuscito ad assicurarsi la presenza del ricercatore dell’Oms che ha fatto parlare di sé per lo studio sulla risposta italiana alla pandemia Covid. Un lavoro che ha fatto discutere perché è stato ritirato dopo la sua pubblicazione dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità. La vicenda non è passata inosservata, anzi è stata approfondita da “Report“, la cui inchiesta ha evidenziato quanto questo caso si intrecci ad altri delicati aspetti dell’emergenza. Non solo: è diventato un caso internazionale che intreccia gli interessi del governo italiano e l’indipendenza dell’Oms. In primis, è emersa la mancanza di un piano pandemico aggiornato con il quale la crisi sanitaria poteva essere affrontata diversamente, anche se ha travolto l’Italia in maniera inaspettata. Ed è proprio per questo che la vicenda ha destato l’interesse della Procura di Bergamo che indaga sulla gestione del Covid nella bergamasca. Tutto ruota attorno allo studio di Francesco Zambon, il quale ha punto il dito contro Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell’Oms.
FRANCESCO ZAMBON E IL DOSSIER RITIRATO DALL’OMS
Sono tanti gli aspetti che deve chiarire Francesco Zambon. A partire dalle presunte pressioni che avrebbe subito per modificare la data di aggiornamento del piano pandemico, che in realtà non era aggiornato. Sulla vicenda nei giorni scorsi si è espresso Hans Kluge, direttore regionale per l’Europa dell’Oms. Nel corso di un incontro con la stampa è stato sollecitato sul tema del rapporto “Una sfida senza precedenti: la prima risposta dell’Italia al Covid-19”, pubblicato il 13 maggio scorso e ritirato alcune ore dopo. Secondo Kluge il documento non sarebbe stato condiviso «con il nostro partner principale, che è il ministro della Salute», cioè Roberto Speranza. Per Ranieri Guerra spettava a Francesco Zambon, coordinatore dello studio, informare il ministro. Questi però ha ricordato che proprio Ranieri Guerra era stato mandato in Italia per svolgere una funzione di raccordo tra l’Oms e il ministro, quindi avrebbe potuto informare il governo della pubblicazione imminente del rapporto. Peccato che in precedenza l’Oms abbia spiegato di aver ritirato il dossier per alcune non meglio precisate «inesattezze fattuali», nonostante fosse stato approvato a tutti i livelli.