Francesco Zambon, ex ricercatore dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha rivelato a “Mezz’ora in più”, in onda su Rai 3, di essere stato approcciato da una organizzazione internazionale non governativa che si occupa di corruzione. Si tratta di Transparency International. «Sono rimasti sconvolti da come l’Oms ha gestito l’intera vicenda, con progressivi insabbiamenti», ha detto Zambon. Nel corso dell’intervista ha ovviamente parlato del report ritirato e della vicenda del piano pandemico, attaccando il ministro della Salute Roberto Speranza, il quale in Senato aveva detto che «gli attori di questa storia erano tutti d’accordo nella scelta di ritirare il rapporto spontaneamente». Ma «non è così», ha spiegato l’ex funzionario Oms e per dimostrarlo ha citato Hans Kluge, direttore Oms Europa. «Disse che il ministro era molto seccato, ma un funzionario dell’Oms non può bloccare un rapporto sulla base di un potere personale». Secondo Zambon ciò rientra nella «sfera dei conflitti di interesse dentro e fuori dall’organizzazione».
FRANCESCO ZAMBON E LA CHIAMATA DALLA CINA…
Francesco Zambon, sempre a proposito di Roberto Speranza, ha spiegato che Ranieri Guerra doveva informare il ministro della Salute del report Oms sulla gestione della pandemia Covid in Italia. «Penso che Speranza non sapesse prima di questo rapporto, non prima che uscisse. Ma difficile pensare che dopo non ci sia stato coinvolgimento». Ma a “Mezz’ora in più” ha parlato anche della Cina, confermando che ci fu intervento. «Il 14 arrivò una telefonata, quando il rapporto era già distribuito, dal capo ufficio dell’Oms a Pechino che con una calma, quella che precede la tempesta, mi disse “Ritira immediatamente il rapporto, tu non hai idea dei problemi che una frase che c’è lì dei problemi che ci può dare con gli Stati Uniti”». Ed è questo il motivo per il quale decise di ritirare il rapporto per eliminare la parte relativa alla cronologia della pandemia. «Quando poi provai a pubblicare il report mi fu detto che solo il direttore regionale europeo dell’Oms poteva ordinare la messa online perché c’erano da sistemare un paio di altre cose. Ora sappiamo quali sono». Il riferimento è appunto alla questione del piano pandemico non aggiornato.