Milioni di dosi di vaccini anti Covid andate distrutte, milioni di euro in fumo. Eppure nessuno fa niente: né la Commissione Ue né gli Stati membri si rivolgono alle cause farmaceutiche per risolvere i contratti ed evitare altri sprechi. A portare a galla questo scandalo è L’Humanité, che accende i riflettori sulla Francia, pur nella consapevolezza che il problema riguardi anche altre nazioni. In una fase in cui anche Oltralpe si parla di finanziaria e di austerità, anche al sistema sanitario, ci sono decine e decine di milioni di dosi di vaccino di prima generazione contro il Covid a prendere polvere nei super congelatori. Le loro date di scadenza si stanno avvicinando inesorabilmente o sono già state raggiunte. Acquistati a caro prezzo, questi vaccini Covid rischiano di essere distrutti, con altre centinaia di milioni di dosi in arrivo in Europa fino alla fine del 2023.



La Francia, nel solo mese di ottobre, ha dovuto distruggere con la massima discrezione quasi 4 milioni di dosi di vaccino Moderna. «Questo volume rappresenta una somma compresa tra 75 e 80 milioni di euro». Infatti, nel giro di poche settimane, secondo la Direzione Generale della Sanità (DGS), le scorte di questi vaccini Covid di prima generazione, quindi non adattato alle varianti Omicron, sono scese da 18,2 milioni a 14,6 milioni, senza però che vi siano state 3,6 milioni di dosi somministrate.



MILIONI DI DOSI DISTRUTTE (E DI EURO SPRECATI)

Tenendo conto che sono dosi riservate alla vaccinazione primaria e che il mese scorso ci sono state 15mila somministrazioni, oltre al fatto che una scadenza ravvicinata rende troppo rischiosa una donazione, «è difficile, se non impossibile, concepire che possano essere state somministrate, rivendute o date ad altri Paesi», scrive L’Humanité. Di sicuro, non si tratta del primo caso di distruzione di dosi di vaccino in Francia. Infatti, secondo quanto rivelato a maggio da Le Parisien, quasi 3,6 milioni di dosi di vaccino AstraZeneca andarono distrutte, in quel caso per un valore di 10 milioni di euro. Ma le autorità pubbliche, da Bruxelles a Parigi, non ne parlano. Secondo i dati pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), tra la fine del 2020 e il novembre 2022, l’UE ha ricevuto quasi 1,3 miliardi di dosi e ne ha utilizzate 920 milioni. La Francia ha somministrato 143 milioni di dosi su un totale di 208 milioni. Il giornale francese sottolinea che di questi 380 milioni di dosi a livello europeo o 65 milioni in Francia, un certo numero può essere andato “perso” per incidenti nel trasporto, nella logistica o nello stoccaggio, ma la maggior parte non è stata in ogni caso né usata né donata, e potrebbe non esserlo nei prossimi mesi. Ad oggi, la Francia dispone di 34 milioni di dosi, la maggior parte dei quali consegnati fino alla scorsa primavera, con tempi di conservazione che si va da 9 mesi (Moderna) a 15 mesi (Pfizer). Il valore di questi vaccini è di 700 milioni di euro a rischio spreco. Eppure, le autorità sanitarie insistono sui nuovi vaccini bivalenti.



VACCINI COVID, IL MURO DELLE CASE FARMACEUTICHE

In questo contesto, le case farmaceutiche non hanno finora mostrato alcuna volontà né di rinegoziare né di rescindere i contratti. La scorsa primavera, diversi Paesi dell’Europa orientale, guidati da Polonia e Stati baltici, hanno provato a invocare una clausola di “forza maggiore” per rifiutare ulteriori consegne di vaccini. Il commissario europeo per la salute, Stella Kyriakides, ha assicurato che avrebbe fatto un tentativo, ma ricordato che i contratti vanno rispettati, perché l’Ue non può cambiarli unilateralmente. Nel frattempo, la Commissione ha comunque firmato emendamenti non pubblicati ai contratti con Pfizer e Moderna, eliminando peraltro ogni dettaglio cruciale, dai prezzi ai volumi per paese fino al calendario preciso delle consegne, riuscendo così a «posticipare diverse consegne di dosi previste per il secondo e terzo trimestre del 2022». Ma non sono stati cancellati gli ordini in eccesso. Pertanto, non è possibile che i Paesi europei sfuggano ai loro obblighi contrattuali. La Commissione europea passa la palla agli Stati membri. Un portavoce a L’Humanité ha ricordato che «la gestione delle campagne di vaccinazione è di competenza esclusiva degli Stati membri». Al giornale ha parlato di diverse soluzioni al vaglio: dallo spostamento delle consegne alla modifica dei tipi di vaccino consegnati, senza dimenticare le donazioni a Paesi terzi.