I salafiti stanno provando a infiltrarsi nelle moschee: l’allarme è scattato in Francia in seguito ad una nota confidenziale dei servizi di intelligence sui metodi usati per cercare di destabilizzare i luoghi di culto. Ce ne sono già un centinaio, infatti, nelle mani di questo movimento islamico rigorista. Stando a quanto riportato da Le Parisien, la relazione dei 007 francesi è recente. Una nota di studio dal titolo “Strategia di destabilizzazione delle moschee da parte dei salafiti“, in cui la Direzione nazionale francese per l’intelligence territoriale (DNRT) ne elenca 2.018. Il movimento è ancora minoritario all’interno dell’Islam francese, ma gli specialisti mettono comunque in guardia da una “frattura generazionale tra i giovani praticanti impegnati nelle tesi fondamentaliste e i leader religiosi invecchiati e superati“.



Anzi, la nota di studio si chiude con un monito: “C’è da temere che in questo contesto il numero di moschee gestite da salafiti aumenti“. La missione dei salafiti non è un segreto né una novità in Francia, ma ora è arrivato il momento di affrontare il fenomeno. Nel documento di 7 pagine, infatti, vengono esposti i casi di tentativi di occupazione delle moschee da parte dei salafiti. Solo nel 2023 ne sono state prese di mira una ventina, la maggior parte delle quali nel Grand-Est e in Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Per i servizi segreti regionali (RT) non c’è alcuna “strategia nazionale concordata“, d’altra parte notano diversi denominatori comuni in queste offensive. Secondo i redattori del rapporto, 119 moschee in Francia sono già sotto il controllo dei salafiti, stimando che in 5 anni il numero di moschee colpite è aumentato di oltre il 50%.



“SALAFITI VOGLIONO DIFFONDERE LORO IDEOLOGIA”

Come evidenziato dall’intelligence francese, i salafiti, quando prendono di mira le moschee, individuano anticipatamente delle scappatoie da sfruttare. Ad esempio, puntano su quelle dove alcuni presidenti sono assenti, o per motivi di salute o perché all’estero. Questa è la prima porta che viene usata per l’infiltrazione. L’assenteismo dei leader moderati consente ai gruppi salafiti di “interferire nelle funzioni di gestione e quindi di apparire come seguaci proattivi. Questa manovra dà loro libero sfogo alla diffusione della loro ideologia“. Come riportato da Le Parisien, che ha avuto accesso alla relazione degli 007 francesi, a volte i fondamentalisti approfittano anche di una cattiva gestione, o addirittura di procedimenti giudiziari contro un dirigente, per convincere i fedeli della necessità di cambiare capo.



La nota osserva che “il quadro giuridico delle associazioni viene usato come mezzo di pressione“. Ad esempio, i promotori del salafismo non esitano ad adire le vie legali se constatano che un’assemblea generale non è stata tenuta entro i termini di legge. Puntano, quindi, a nuove elezioni del governo della moschea, aprendo così ad una fase transitoria nella quale si infiltrano. La sorveglianza effettuata negli ultimi mesi dai servizi segreti regionali ha inoltre dimostrato che queste strategie vengono usate soprattutto in sale di preghiera o moschee di piccole e medie dimensioni, con circa 350 fedeli, mentre la più grande presa di mira nel Rodano conta un migliaio di fedeli regolari. Questo probabilmente perché sono più facili da “infiltrare” e l’acquisizione è più discreta.

ANCHE SCONTRI PER “CONTROLLARE” LE MOSCHEE

Ma discrezione non significa necessariamente inazione, avverte tale rapporto che, infatti, riporta i casi di regioni dove i salafiti hanno usato metodi più deliberati, ricorrendo talvolta anche allo scontro fisico. L’obiettivo è sempre lo stesso: destabilizzare prima per poter riprendere il controllo poi. In un caso, c’è stata una denuncia di “aggressione” contro un membro del consiglio direttivo per indebolirlo; in un altro, è stato creato un gruppo WhatsApp clandestino per criticare un imam o un membro dell’associazione. Inoltre, vengono interrotte le prediche ritenute troppo moderate, o si chiede di cambiare l’imam e proporne un altro.

Il rapporto elenca anche le moschee in cui le offensive salafite sono state contrastate, spesso grazie al carisma di un imam o di un presidente. Ma questo non impedisce ai fondamentalisti di tornare a farsi avanti. Il documento dell’intelligence sottolinea, come evidenziato da Le Parisien, come i salafiti “non costruiscono moschee ma preferiscono infiltrarsi in quelle esistenti“, e che “una volta conquistati gli organi decisionali, sembra quasi impossibile impedire che il luogo di culto preso di mira diventi parte di questo movimento“.