Non solo non ha dato retta alla sinistra, ma ha fatto una scelta molto lontana dai partiti che, almeno nella seconda fase, hanno vinto le elezioni. Il presidente francese Emmanuel Macron ha scelto Michel Barnier come primo ministro, un esponente della destra gollista. Un capo del governo con il quale, invece, potrebbe avere dei punti di convergenza anche il Rassemblement National di Marine Le Pen, anche se probabilmente gli toccherà usare le sue riconosciute doti di negoziatore per riuscire ad avere il sostegno dell’Assemblée nationale.
Proprio dalla sua abilità di trovare consensi, spiega Marianna Rocher, esponente del Rassemblement National per l’ottava circoscrizione (Italia, Grecia, Israele, Turchia, Cipro, Malta), dipenderà la durata del suo governo. Altrimenti, fra un anno, i francesi potrebbero essere nuovamente chiamati a votare.
Chi è Barnier, cosa rappresenta per i francesi?
Michel Barnier è un politico francese di lunga data, affiliato a Les Républicains (LR), 73 anni, originario della Savoia. Si è costruito una solida reputazione, soprattutto come negoziatore capo per la Brexit per conto dell’UE, dimostrando le sue abilità diplomatiche e la sua competenza in questioni europee. Buon negoziatore, è stato più volte ministro e si è candidato alle primarie delle elezioni presidenziali. È un europeista. Se nominato, sarà il primo ministro più anziano nella storia della Quinta Repubblica.
Perché Macron alla fine ha scelto lui?
Dopo aver escluso la candidatura di Lucie Castets, Macron si è rivolto a Barnier, principalmente per evitare una censura immediata del Rassemblement National (RN), inevitabile con altri candidati come Bernard Cazeneuve o Xavier Bertrand. Durante le consultazioni con Marine Le Pen e Jordan Bardella, leader del RN, è emerso che quei due candidati sarebbero stati automaticamente censurati dal RN, la principale forza di opposizione in Francia.
Cazeneuve e Bertrand sembravano favoriti, come mai non sono stati presi in considerazione?
Marine Le Pen ha sottolineato che i deputati del RN si sarebbero opposti fermamente a un governo guidato da Bernard Cazeneuve, considerato rappresentante di un partito marginalizzato, con un bilancio critico su immigrazione e lavoro. Allo stesso modo, Xavier Bertrand, che aveva sostenuto candidati del Nouveau Front Populaire contro il RN, sarebbe stato censurato immediatamente. Michel Barnier, invece, pur non essendo pienamente approvato dal RN, è riuscito a evitare una censura immediata, facilitando così la sua nomina. Gode di una certa tolleranza da parte del RN, sebbene ci siano divergenze su temi come l’immigrazione, dove Barnier potrebbe comunque ottenere un sostegno puntuale. Questa nomina è quindi una vittoria per Marine Le Pen e il RN.
Come si pone il RN nei confronti di Barnier? Potrebbe comunque arrivare a sostenerlo in alcune decisioni?
Il RN potrebbe sostenere Barnier su alcune decisioni, soprattutto se rispetterà le richieste degli elettori francesi su sicurezza, potere d’acquisto e controllo dell’immigrazione. L’importante è che vengano rispettati gli 11 milioni di elettori del RN. Su temi come sicurezza, immigrazione e sovranità nazionale, Barnier potrebbe ottenere un sostegno tacito, poiché queste priorità del RN risuonano in una parte della destra. Tuttavia, un sostegno costante e generalizzato appare improbabile, dato che le visioni politiche dei due schieramenti restano molto divergenti.
Ci sono i numeri, i voti in Assemblée nationale, per garantire a Barnier di governare? Quali partiti lo sosterranno?
L’Assemblée nationale francese è attualmente frammentata, con il RN e Eric Ciotti che rappresentano il gruppo più numeroso. Per Barnier questo significa che dovrà fare affidamento su alleanze strategiche. I Républicains (LR), il suo partito d’origine, saranno il suo principale sostegno, ma ciò probabilmente non basterà per garantire una maggioranza stabile. Dovrà cercare di ottenere il sostegno di partiti centristi come il MoDem e forse di una parte di La République en Marche (LREM), il partito di Macron, ma soprattutto dovrà conquistare il RN. Il sostegno dei partiti di sinistra è improbabile, anche se potrebbero essere negoziati compromessi su specifiche riforme. Se Barnier riuscirà a presentare una strategia di unione nazionale, potrà ottenere consensi caso per caso, ma mantenere una maggioranza stabile sarà difficile, richiederà compromessi continui e una gestione attenta degli equilibri politici.
La sinistra esce sconfitta da queste consultazioni. Come reagirà?
La sinistra sperava che Lucie Castets fosse eletta e, durante la sospensione dell’Assemblée nationale, per tutto il mese di settembre, il piano era di governare per ordinanza o decreto, facendo passare diverse leggi senza subire l’opposizione del RN e di altri partiti. Tra queste misure vi erano la regolarizzazione di 1.500.000 immigrati irregolari e l’aumento del salario minimo a 1.600 euro. Tuttavia, il progetto è fallito, poiché Macron si è dimostrato molto più strategico. Di conseguenza, la sinistra, furiosa, sta pianificando di creare disordini nel paese. Fedele alla sua linea, cerca di provocare instabilità in Francia, con 120 manifestazioni già previste per il 7 settembre sotto l’egida del Nouveau Front Populaire (NFP). Anche all’estero, in alcune circoscrizioni come Montréal, sono previste manifestazioni organizzate dal NFP. Tuttavia, nella nostra circoscrizione, l’ottava, non ci sono mobilitazioni di questo tipo.
Quanto può resistere questo governo?
La durata di questo governo dipenderà dalla capacità di Barnier di mantenere una maggioranza funzionale all’Assemblée nationale, il che è tutt’altro che garantito nella situazione attuale. Se non riuscirà a gestire le diverse forze politiche e a mantenere una coalizione stabile, potrebbe trovarsi in un vicolo cieco, costringendo Macron a considerare la dissoluzione dell’Assemblée e l’indizione di nuove elezioni legislative.
(Paolo Rossetti)
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