Francia: votata la sfiducia al governo di Michel Barnier, è stato il più breve della Repubblica
Dopo diversi giorni – per non dire mesi – di aspra lotta politica attorno alla Manovra 2025, alla fine il governo di Michel Barnier che era subentrato in Francia solamente tre mesi fa dopo le elezioni dello scorso luglio è giunto al capolinea incappando nella censura da parte delle opposizioni: a presentare la mozione di sfiducia era stato il Nuovo Fronte Popolare che racchiude tutti i partiti di sinistra, ma all’appello si era unita anche l’estrema destra guidata dal Rassemblement National di Marine Le Pen che da sempre si erano dimostrati fermamente contrari alla Manovra che avrebbe definito il futuro economico della Francia per il prossimo anno.
Secondo la Costituzione in vigore in Francia – che rende impossibile far cadere il Presidente in carica, a meno che non sia lui a rassegnare le dimissioni -, Emmanuel Macron nei prossimi giorni dovrà cercare un sostituto per Barnier e (stando alle indiscrezioni della francese BFM TV) sembra essere già al lavoro con i suoi fedelissimi: una missione – tuttavia – che si rivelerà a dir poco ostica e che già dopo la caduta del precedente governo a luglio aveva richiesto 50 giorni di strenue trattative che alla fine – con non pochi malcontenti – aveva portato al nome di Barnier.
Per Macron – spiega sempre l’emittente francese che ricorda anche come l’attuale caduta dell’esecutivo sia solamente la seconda che si è registrata nella lunga storia repubblicana francese, rendendo la parentesi di Barnier la più breve in assoluto – c’è in gioco l’intera credibilità del governo della Francia visto che a breve riceveranno per la prima volta nelle vesti del futuro presidente americano Donald Trump, atteso nel fine settimana per l’inaugurazione della cattedrale di Notre-Dame.
Caos in Francia: le opposizioni chiedono le dimissioni di Emmanuel Macron ed elezioni anticipate
Sul voto di oggi per la caduta dell’esecutivo in Francia c’era una grandissima attesa anche se – numeri alla mano – l’insolita alleanza tra estrema destra e sinistra godeva di una larghissima maggioranza: non a caso oggi i voti a favore della sfiducia sono stati ben 331 (su una maggioranza di 289), sintomo chiaro che ormai qualcosa nell’ingranaggio repubblicano si è rotto definitivamente: dal conto suo – comunque – la leader del Rassemblement National ci ha tenuto a motivare la sua sfiducia con il fatto che “Barnier non ha ascoltato le opposizioni quando metteva a punto la sua manovra”, promettendo che “lascerò lavorare” senza inghippi qualsiasi successore Macron scelga.
Più dure – invece – le posizioni espresse dal capogruppo dei deputati del partito La France Insoumise Yael Braun-Pivet che immediatamente dopo il voto ha sottolineato che “Macron se ne deve andare” lasciando spazio a Jean-Luc Mélenchon che avrebbe già pronto “un programma di rottura” con la linea politica del passato; con la replica successiva da parte del presidente del gruppo parlamentare dello stesso partito Mathilde Panot che ha invitato “Emmanuel Macron [ad] andarsene” chiedendo le elezioni anticipate; con Mélenchon che su X si è limitato a dire che difficilmente “Macron durerà tre anni”.