LA FRANCIA SI SCHIERA CON LA PROPOSTA MICHEL: “ALLARGAMENTO UE GIUSTO PER CONTRASTARE LA RUSSIA”
La Francia di Macron si schiera apertamente con il Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel in merito alla proposta di allargamento dell’Ue entro il 2030 come mossa per contrastare le ambizioni della Russia di Putin sui Paesi ad est dell’Europa, al momento già tanti candidati ufficiali a divenire membri Ue.
Dopo il caos generato dalle dichiarazioni rese lo scorso 28 agosto dal Presidente belga, il Governo francese prende nettamente posizione e inquadra l’ipotesi già paventata dal Presidente Emmanuel Macron nel recente discorso agli ambasciatori: «L’Unione europea dovrebbe aiutare i paesi a opporsi a Vladimir Putin inviando un messaggio chiaro sulle loro prospettive di adesione all’UE», lo ha detto a “Politico” il Ministro francese per gli Affari Ue, Laurence Boone. «C’è molta disinformazione e interferenza in questi Paesi candidati. È un problema», riflette la ministra transalpina riferendosi a i vari Ucraina, Moldavia, Albania, Bosnia, Montenegro, Serbia, Macedonia del Nord, «Vladimir Putin, oltre alle sue ambizioni territoriali, mira anche a indebolire l’Unione Europea. Questo è un fattore di cui dobbiamo tenere conto e contro cui combattere». Aiutare questi Paesi, dunque non solo l’Ucraina impegnata in guerra da quasi due anni con Mosca, per la Francia rappresenta un’occasione importante per ridefinire confini e obbiettivi dell’Europa: «aiutare questi Paesi a combattere il più possibile contro la strategia di influenza [russa], rispettando la loro sovranità».
ALLARGAMENTO UE A UCRAINA E ALTRI: L’EUROPA SI SPACCA…
I commenti della Ministra Boone arrivano dalla Francia a neanche una settimana dall’atteso discorso annuale sullo Stato dell’Unione della Presidente della Commissione Europea Von der Leyen dove è chiamata a dare un parere definitivo al discorso dell’allargamento Ue entro il 2030 dopo il parziale “dietrofront” che Bruxelles ha dovuto calare in merito alla proposta avanzata da Charles Michel. «Qualsiasi adesione rimane basata sul merito», si è limitata a dire la Commissione Ue “frenando” l’avanzata del Presidente del Consiglio Europeo che invece puntava a portare a nuovi ingressi entro il 2030, «Il Cremlino sta attaccando tutto ciò in cui crediamo: libertà, democrazia, prosperità e cooperazione. Per questo motivo, nel giugno dello scorso anno, abbiamo conferito lo status di candidato all’Ucraina e alla Moldavia. E lo stesso status attende la Georgia quando avrà completato i passi necessari».
La posizione della Francia è di fatto la stessa, rileva ancora Boone a “Politico”: «La cosa più importante è inviare un messaggio deciso sulla posizione di questi paesi nell’UE. Bisogna concentrarsi sulla sostanza». L’Europa però è tutt’altro che unita in questa vicenda, rilevando i timori di un affronto diretto alla Russia che chiamerebbe – come stiamo assistendo in questi mesi con i rischi bellici al confine con Polonia e Romania – ad una discesa in guerra contro Putin per la difesa del territorio europeo (qualora si facessero entrare tutti e 8 i candidati ufficiali nella nuova Europa). Boone davanti alle critiche di alcuni diplomatici Ue sull’allargamento “ampliato” entro il 2030, ha sottolineato come Macron voleva dare ai paesi candidati la possibilità di definire le loro relazioni con l’UE, con un’Unione a «più velocità»: «come alcuni hanno fatto non accettando l’euro, o non aderendo alla zona di libero viaggio Schengen – piuttosto che limitare le loro scelte. Se tre paesi volessero formulare una politica estera comune, pensa che gli altri 24 si sentirebbero esclusi? Non si tratta tanto dell’idea di avere cittadini di secondo livello quanto piuttosto di soddisfare bisogni diversi senza limitare l’ambizione di fare di più e convergere ulteriormente». Da un lato, i Paesi candidati, insieme ai nuovi membri dell’UE, avvertono che «lasciare i paesi nella “sala d’attesa” dell’UE senza un percorso chiaro verso l’adesione seminerà effettivamente divisione e fornirà un percorso di ingresso per Putin»; di contro però, diversi diplomatici di altri Paesi pienamente membri dell’Unione Europea ravvisano che «Aprendo un secondo livello, invitiamo Putin a fare pressione su questi paesi».