Nonostante le sanzioni e l’embargo alla Russia, la Francia continua ad esserne dipendente per l’approvvigionamento di materie prime necessarie al funzionamento delle centrali nucleari, non ultimo l’uranio russo. In un articolo del quotidiano Le Monde viene sottolineato come questo legame ancora sussista, creando problemi a tutto il resto d’Europa. Anche Greenpeace, in un report pubblicato l’11 marzo, ha risollevato la questione dell’uranio russo che continua ad arrivare in Francia mediante altri canali e ha riportato l’attenzione sulla discarica di scorie radioattive che dalle centrali francesi verrebbero continuamente esportate in Siberia.
“Le centrali nucleari francesi non sono del tutto indipendenti dalla Russia“, si afferma nel report che ha analizzato i rapporti commerciali ancora esistenti per quanto riguarda l’acquisto di uranio arricchito dal gruppo russo Rosatom. Quindi, malgrado il divieto imposto dall’Unione Europea, prosegue, anche con canali alternativi, l’esportazione di materiale radioattivo. Il ministro per la Transizione energetica, Agnès Pannier-Runacher, aveva già dichiarato più volte di fronte alla commissione nazionale che “la Francia non importa uranio estratto dalle miniere russe“. Le ONG contro il nucleare e Greenpeace però ora pubblicano dati che smentirebbero, in parte, questa affermazione.
L’uranio russo continua ad arrivare in Francia: il report di Greenpeace
La Francia continua ad acquistare l’uranio arricchito da utilizzare nelle centrali nucleari del Paese, attraverso la Russia. Indirettamente però, potendo così dimostrare ufficialmente che i canali di approvvigionamento sarebbero consentiti. Attualmente le principali nazioni che vendono uranio arricchito alla Francia sono il Kazakistan e l’Uzbekistan. In tutti e due questi Stati resta forte il controllo delle miniere da parte del gruppo russo Rosatom, come dimostrato dal fatto che notevoli quantità di materie prime arrivino da San Pietroburgo senza alcuna restrizione.
Il quotidiano Le Monde ha approfondito i dati mostrati nel report di Greenpeace, anche contattando la principale società fornitrice di elettricità in Francia, la EDF, che ha ribadito come “non ci sia una dipendenza da alcuna fonte primaria, ma l’import viene diversificato“. Tuttavia, resta il fatto che la Francia continua ad importare almeno un terzo dell’uranio arricchito da fonti controllate dalla Russia. Oltre a questo permane l’allarme, scattato già nel 2021, sullo smaltimento delle scorie radioattive in Siberia. Sarebbe ripartito il trasporto dei rifiuti processati verso la Russia, che ,come denunciato da Greenpeace, sarebbero poi conservati in condizioni sconosciute e sicuramente non conformi agli standard europei che vietano l’export di scorie nucleari.