Secondo le ultime statistiche ufficiali pubblicate dall’OICA, Organizzazione internazionale dei costruttori di automobili, la Francia è quasi il campione mondiale della de-industrializzazione automobilistica. La produzione di autovetture, veicoli commerciali e veicoli pesanti è diminuito lo scorso anno del 18,6% in Spagna rispetto al 2004, del 23% in Italia, del 26% in Germania e del 44% nel Regno Unito. In Francia il calo è addirittura del 59%, pari a 1,5 milioni di unità: solo un Paese europeo ha fatto peggio, ovvero il Belgio, con -63%.



Bruxelles produce cinque volte meno veicoli della Francia, non ha un produttore nazionale: il suo crollo è causato dalla chiusura dello stabilimento Ford e dalla virtuale chiusura del sito Volkswagen. I Paesi Bassi risentono invece della chiusura dello stabilimento Nedcar (che produceva Volvo e Mitsubishi), anche se lì vengono ancora assemblati i camion DAF. La Francia, attualmente, produce poco più della Repubblica Ceca.



Si ferma la produzione in Francia: cosa sta succedendo?

Secondo quanto riportato dai dati diffusi dall’istituto nazionale di statistica, la flessione nell’economia francese è stata pari al 2,7% a maggio rispetto al mese precedente e del 3,9% anno su anno. Ad andare particolarmente male è stata la produzione automobilistica, così come accaduto anche in Germania, con ricadute importanti per l’economia in tutta l’Europa. Ad esempio, come riporta Il Fatto Quotidiano, l’istituto francese di statistica ha spiegato che in un contesto in cui i prezzi di elettricità e gas sono ancora elevati, le produzioni ad alta intensità energetica hanno dovuto far fronte ad un importante aumento dei costi, con possibili conseguenze sulla produzione che è diminuita o si è bloccata.



Per questi settori si è registrata una produzione nettamente inferiore negli ultimi tre mesi (da marzo a maggio 2024), rispetto al secondo trimestre del 2021, l’ultimo prima dei rincari importanti dell’energia. Questi ha avuto effetto soprattutto nel settore siderurgico (-26%). produzione di prodotti chimici di base (‑14,7%), vetro e oggetti di vetro (‑12,4%), come spiegano appunto i dati che provengono dalla Francia.