Anche se si tende – soprattutto dal punto di vista italiano – a vedere realtà come la Francia e la Germania in condizioni economiche decisamente migliori dell’Italia, la realtà è ben diversa perché oltre agli ormai noti problemi tedeschi che stanno mandando in crisi il governo Scholz, anche il territorio francese sembra versare in condizioni a dir poco critiche; tanto che solo un paio di giorni fa il Primo ministro Michel Barnier ha avanzato ai deputati l’ipotesi di attuare una patrimoniale che colpisce la tasche dei cittadini più abbienti e delle grandissime imprese che generano extraprofitti.



Così come l’Italia, anche la Francia in questo periodo si trova a fare conti con la Manovra economica del 2025 e quella che Barnier si sarebbe trovato davanti al suo subentro nel post-Attal sembra essere una situazione drammatica, parlando addirittura di un “debito finanziario colossale“: il deficit – ha spiegato – è destinato a “superare il 6%” entro la fine dell’anno, toccando punte ancora “più alte” il prossimo anno che vanno scongiurate a tutti i costi.



Il debito della Francia ammonterebbe a circa “3.228 miliardi” secondo il primo ministro che ci tiene a mettere in chiaro davanti alla nazione che “se non stiamo attenti, finiremo sull’orlo del precipizio“: un avvertimento che serve a rilanciare il suo obbiettivo primario di ridurre la percentuale del deficit “al 5% nel 2025” riportandolo al di sotto del 3 nel corso dei prossimi quattro anni; il tutto grazie a due principali azioni.

Barnier: “I conti pubblici della Francia hanno bisogno di una patrimoniale sui ricchi”

Il punto di partenza per Barnier deve essere un sostanzioso taglio della “spesa pubblica” della Francia che dal 2019 a questa parte “è aumentata di oltre 300 miliardi” che in larga parte possono essere ridotti ritoccando alcuni conti senza sacrificare “l’efficienza” dell’attuale sistema pubblico; ma l’azione principale a supporto dei conti pubblici arriverà – continua il primo ministro – da “uno sforzo limitato nel tempo [e] che deve essere condiviso”.



Un lungo giro di parole per arrivare alla sua proposta principale: una Francia con una patrimoniale – che preferisce chiamate “contributo eccezionale” – che colpisca i “francesi più ricchi per evitare” di pesare sulla maggior parte dei contribuenti; accompagnata da un aumento delle tasse per le “grandi imprese che realizzano profitti significativi” senza intaccare la “nostra competitività”; citando poi anche una lotta “all’evasione fiscale, alla duplicazione, alle inefficienze [e] agli abusi”.

Immediata la reazione degli oppositori del nuovo governo della Francia, tra cui spiccano i macroniani che – per mezzo dell’ex premier Attal – hanno ricordato che l’idea che guida il bilancio deve essere quella di ridurre le impose e “tagliare le spese“, suggerendo che gli interventi (se inevitabili) dovrebbero essere “mirati [e] limitati nel tempo”: tesi ribattuta anche da Macron che da Berlino ha indicato come priorità un’azione a favore “dell’occupazione giovanile” e contro “la disoccupazione”.