A quasi vent’anni dalla legge del 2004 che vietava di indossare simboli religiosi vistosi a scuola, ora il mondo dello sport francese si confronta con la questione del velo musulmano. Il Consiglio di Stato esamina, lunedì 26 giugno, un ricorso di calciatori riuniti nel collettivo di Hijabeuses contro il regolamento della Federcalcio francese (FFF), il cui articolo 1 vieta in particolare le divise o gli accessori religiosi. Le federazioni sportive sono enti privati e a loro non si può revocare il principio di laicità. La decisione del giudice è particolarmente attesa in quanto deciderà se un organismo possa utilizzare il proprio potere normativo per sancire un principio di neutralità come fa la FFF in nome dei valori dello sport.



Nel 2012, su pressione di alcuni Paesi arabo-musulmani, gli organismi calcistici internazionali hanno deciso di autorizzare l’uso del velo. Fino agli attentati del 2015, “il fatto religioso e la radicalizzazione erano argomenti tabù poco o poco discussi”, secondo Pierre Guibert, membro dell’esecutivo del FFF. Negli stadi e nelle palestre, però, la situazione è più tesa. La federazione ha chiarito le sue regole nel 2016 e ha espressamente vietato i segni “che manifestano apparentemente un’appartenenza politica, filosofica, religiosa o sindacale“. Da allora, i tentativi di eludere o sfidare le regole sono solo aumentati.



Francia, il Senato vuole vietare il velo mentre si fa sport

Il quotidiano Le Parisien ha spesso affrontato il tema di episodi di partite interrotte o annullate. Un arbitro spiega: “Molti dei miei colleghi esitano a far rispettare le regole per non causare incidenti. Questo è particolarmente vero quando non si sentono sostenuti dal distretto”. Il 18 giugno, due partite finali della coppa distrettuale femminile sono state annullate a Seine-et-Marne e Val-de-Marne a causa del rifiuto delle giocatrici di giocare a capo scoperto. Per le società sportive private vige la regola della libertà di espressione ma i club e le associazioni sportive omologate o che ricevono sovvenzioni pubbliche devono sottoscrivere il contratto di impegno repubblicano.



Nel 2022 il Senato ha tentato di estendere la legge relativa alla scuola anche alle associazioni sportive, vietando dunque il velo e scatenando le proteste di tantissimi atleti. Questa misura equivarrebbe secondi molti a limitare la libertà di espressione religiosa. Si creerebbe un precedente molto fragile dal punto di vista giuridico in materia di tutela delle libertà fondamentali. “Il secolarismo comporta neutralità dello Stato ma mai imposta quella dei singoli”, ricorda la giurista Stéphanie Hennette-Vauchez a Le Parisien.