Francia, avviate le consultazioni per la legge sul fine vita
In Francia ormai da tempo si parla di una legge sul fine vita, che è attualmente oggetto di una consultazione interna al governo e al mondo sanitario, ma nella quale si sono inserite anche parecchie voci differenti, tra chi sostiene l’idea di una legge specifica e chi, invece, sostiene che bisognerebbe potenziare le leggi giù presenti che riguardano casi analoghi. Infatti, sul territorio francese attualmente vige la legge Leonetti del 2005 (aggiornata nel 2016) contro l’accanimento terapeutico e che consente di accompagnare, con i farmaci, il paziente verso il decesso.
Da novembre sarebbero proprio iniziate le consultazioni vere e proprie in Francia sul fine vita, tra i governo e gli operatori sanitari, chiamati ad esprimersi su un’eventuale legge o sulla tenuta della legge Leonetti. Dopo il dibattito, inoltre, il Ministro della Sanità prevede anche dei viaggi nei territori confinanti, tra Italia, Belgio, Svizzera e Spagna, per comprendere il punto di vista e le decisioni normative degli altri stati, fonte probabile di ispirazione o di lezioni importanti sul tema della fine assistita della vita.
Fine vita in Francia, la psicologa: “Potrebbe costringere i medici ad uccidere”
Il mondo religioso, contestualmente, si è fermamente opposto alla decisione di una legge specifica sul fine vita in Francia, sostenendo piuttosto una più ferma applicazione della legge Leonetti. Tutti i vari ordini religiosi, interpellati dal quotidiano Le Figaro e che fino ad ora non si sono esposti pubblicamente, attendendo un annuncio ufficiale prima di parlare, si sono detti contrari e chiedono un miglioramento nel sistema delle cure palliative. “Solo il Signore è padrone della vita”, puntualizza il pastore protestante Christian Krieger.
Leggermente più articolato, invece, il parere della psicologa Marie de Hennezel, sempre interpellata da Le Figaro sulla legge sul fine vita in Francia. “La legge Leonetti offre un quadro giuridico equilibrato“, che permetterebbe di alleviare i dolori del paziente, accorciandogli la vita e “rispettando la sua scelta di non continuare a vivere”. A prevalere, secondo la psicologa, dev’essere il parere del paziente, anche quando vuole essere mantenuto attaccato alle macchine. “Una legge sull’eutanasia“, spiega, “permetterebbe a un paziente di chiedere la morte e costringerebbe i medici a procurargliela, violando la legge sull’omicidio”. Il suggerimento per la psicologa è di diffidare dalla legge sulla fine della vita che dietro potrebbe nascondere alcune insidie, perché, per esempio, “cosa ci garantisce che i medici non subiscano pressioni per liberare i letti nel contesto delle crisi ospedaliere?”