Asilo politico negato ai cristiani convertiti: è quanto si è verificato in Francia, nell’ambito di una vicenda che ha come protagonisti due coniugi originari dell’Iran Ata Fathimaharloei e Somayeh Hajifoghaha. I due, per ben quattro volte, si sono visti respingere la loro istanza. A raccontare la loro storia è il quotidiano “La Verità”, sulle cui colonne si legge che la coppia e il suo primo figlio sono arrivati Oltralpe nel 2018 “come clandestini. Fathimaharloei e sua moglie hanno presentato una prima richiesta di asilo politico un po’ frettolosamente, che è stata respinta dall’Ofpra, l’ufficio transalpino per la protezione dei rifugiati”.
Il motivo? La conversione della coppia non poteva essere considerata un motivo “tale da giustificare una situazione di pericolo. Eppure, a causa della scoperta della conversione del trentasettenne Fathimaharloei, ha posto l’uomo e sua moglie nell’illegalità. Lui è stato accusato di essere ‘apostata’ per aver violato una norma contenuta nella Costituzione iraniana, secondo la quale un iraniano nato da padre e madre musulmani sarà automaticamente un fedele di Allah. Invece, la moglie Somayeh è stata considerata un’adultera”.
ASILO POLITICO NEGATO AI CRISTIANI CONVERTITI IN FRANCIA: LA STORIA DI DUE CONIUGI IRANIANI
“Le Figaro” ha chiarito che marito e moglie hanno corso il rischio di vedersi affibbiare lunghe pene carcerarie, sfiorando addirittura il patibolo. Poi, nel 2020, la coppia ha presentato una nuova domanda di asilo politico, assistita da un avvocato, e si legge su “La Verità”, “questa volta l’istanza è stata presentata alla Cnda, la Corte nazionale transalpina del diritto di asilo. Anche in questo caso però Ata Fathimaharloei e Somayeh Hajifoghaha hanno visto respinta la loro richiesta perché, secondo la Cnda, le prove presentate non erano sufficienti per giustificare una conversione sincera al cristianesimo”.
Una vicenda, quella della famiglia iraniana convertita al cristianesimo, che sembra non essere un fatto isolato, come rivelato a “Le Figaro” da un rappresentante della filiale francese dell’associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs): “Da un punto di vista generale, abbiamo la sensazione che gli aspetti religiosi non siano considerati nel diritto di asilo politico. Tra i giudici c’è forse la volontà di evitare questo discorso per timore di essere accusati di islamofobia”.