Cosa possiamo aspettarci dal secondo mandato di Macron e quali problematiche dovrà affrontare? Il panorama strategico non sembra in alcun modo favorire le sue ambizioni. La maggior parte delle attuali tendenze internazionali non sono compatibili con le tradizionali ambizioni e prospettive diplomatiche francesi.
L’aggressione russa in Ucraina dovrebbe esclude in linea teorica ogni possibilità di un partenariato o di una cooperazione franco-russa nei prossimi anni, almeno non mentre Putin è al comando. E nessuno può scommettere sulla possibilità di un cambio di regime a Mosca in tempi brevi. Putin potrebbe essere ancora al potere alla fine del secondo mandato di Macron. Con De Gaulle e la creazione della V Repubblica nel 1958, avere forti relazioni con Mosca in campo geopolitico è stata una caratteristica fondamentale della politica internazionale francese. Durante la seconda guerra mondiale De Gaulle fu spesso in contrasto con Churchill e Roosevelt. Pertanto Mosca servì da contrappeso, consentendo a De Gaulle di migliorare la sua capacità d’azione. Secondo De Gaulle, il futuro dell’Europa dipendeva dall’intesa tra Russia e Francia. Dopo di lui ogni presidente francese, e in primis François Mitterrand, suo feroce avversario, ha seguito la stessa linea.
La priorità della Francia era l’indipendenza e l’egemonia americana era percepita come un ostacolo. Inoltre in quanto Paese occidentale non allineato con Washington e in quanto paese non comunista che godeva di buoni rapporti con Mosca, la Francia ha posto in essere una diplomazia di grande autonomia che le permetteva di avere un ruolo rilevante. Grazie alla sua deterrenza nucleare, la Francia era meno dipendente dall’ombrello nucleare degli Stati Uniti e meno timorosa di Mosca, e vedeva il suo rapporto con il Cremlino come un modo per rafforzare le sue scelte geopolitiche.
Le relazioni tra Russia e Occidente sono andate in declino negli ultimi 15 anni. Nel 2007 Putin ha criticato la lotta dell’Occidente per il dominio del mondo. La guerra tra Georgia e Russia nel 2008, l’intervento militare della Nato in Libia nel 2011 e l’uccisione di Gheddafi, un partner di Mosca, e il sostegno di Mosca al regime di Bashar Al Assad durante la guerra civile siriana hanno solo peggiorato i rapporti. Il rovesciamento del presidente ucraino filorusso Yanukovich e l’annessione della Crimea hanno ulteriormente peggiorato la situazione. Ma era ancora possibile un dialogo tra Parigi e Mosca. Allo stato attuale sembra invece tutto congelato.
Nel novembre 2019 Macron ha dichiarato che la Nato era priva di cervello. Il suo obiettivo, quando fu eletto per il suo primo mandato, era quello di spingere per l’autonomia strategica europea e rendere l’Europa meno dipendente da Washington. Grazie all’aggressione di Putin in Ucraina, la Nato non è mai stata così forte e unita. Ogni Paese europeo è ormai certo che, per quanto riguarda la sicurezza, la Nato è l’unica alleanza in grado di dissuadere una potenziale aggressione russa. La credibilità strategica degli Stati Uniti non è mai stata così solida. Il presidente degli Stati Uniti Biden, affermando che Washington non invierà truppe statunitensi per proteggere l’Ucraina, ha favorito l’adesione alla Nato da parte della Finlandia e della Svezia. Pertanto, invocare nuovamente l’autonomia europea allo stato attuale è irrealistico.
Sul fronte del Sahel, la Francia si trova in una posizione ambigua, tra fallimento o stallo. Ma il successo è lontano dalla realtà. Il legame tra Francia e Mali si è spezzato e la vittoria contro il terrorismo è lontanissima. Nel 2013, subito dopo l’intervento francese, che ha impedito ai gruppi jihadisti di raggiungere Bamako, la Francia e il presidente Hollande sono stati acclamati in Mali. Ora invece sono accusati di essere neocolonialisti e non sono più i benvenuti.
In generale, la situazione è problematica per la Francia in Africa. Non solo Parigi non è più la poliziotta dell’Africa, ma anche il suo prestigio è peggiorato. L’ascesa dell’estrema destra in Francia è parte della spiegazione, ma lo è anche la volontà della Francia di mantenere relazioni con i regimi autoritari di lingua francese (Togo, Ciad, Camerun, Congo-Brazzaville, Gabon), la maggior parte dei quali inefficienti e impopolari. La Francia è percepita dai giovani come una protettrice di regimi corrotti, incapaci di sviluppare il proprio Paese e la propria società, e interessati solo a proteggere i propri interessi.
Anche la situazione in Medio Oriente è problematica. Il Libano è in una situazione di instabilità e Macron allo stato attuale non è nelle condizioni di risolvere il problema. Ha sfidato l’élite politica del Paese, incolpandola del disastro che il Libano stava affrontando. Ma questa élite è ancora al comando. Anche le difficoltà interne in Algeria (il movimento di protesta di massa di Hirak) hanno avuto un impatto negativo sulle relazioni franco-algerine. Parigi ha rinunciato ai suoi sforzi per risolvere il conflitto israelo-palestinese, così come l’intera comunità internazionale. Così, Parigi ha perso il prestigio che aveva una volta. Fortunatamente per Macron, i rapporti tra Francia ed Emirati Arabi Uniti, e in misura minore con l’Arabia Saudita, sono al culmine, con un’intensa cooperazione sul fronte economico, culturale e militare.
La difesa e la promozione del multilateralismo è un’altra importante area di interesse per Macron. La crisi del multilateralismo è stata al centro di alcune delle questioni strategiche più critiche che il mondo deve affrontare oggi. La Francia è in una posizione unica per creare un fronte unito a difesa del multilateralismo. Sebbene la Francia abbia potere sufficiente per esercitare un’influenza negli affari globali, non ha abbastanza potere per agire unilateralmente.
E, ultimo ma non meno importante, la Francia potrebbe essere un attore chiave, insieme ad altri attori europei come la Germania, nell’impedire una possibile escalation tra il mondo occidentale e la Russia, precludendo così un confronto globale tra un asse autoritario e una coalizione di democrazie. Dopo oltre 30 anni dalla fine della Guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica, la Francia deve impedire una nuova divisione del mondo e farne una priorità strategica.
Ma la sfida principale per Macron è rafforzare, e persino ripristinare, il soft power internazionale della Francia. La sua capacità di rafforzare l’influenza internazionale, quindi, potrebbe risiedere in questioni interne. A causa dell’ascesa del movimento di estrema destra, molti dibattiti politici interni si concentrano su rifugiati e migranti, che sono considerati una minaccia. Lo stesso si potrebbe dire dell’islam e dei musulmani. Molti leader politici e commentatori sembrano essere ossessionati dall’islam. La proposta di bandire il velo nelle università, e anche negli spazi pubblici, non solo è contraria alla vera definizione del concetto francese di laicità, che dà a ciascuno la libertà di credere in ciò in cui vuole credere, ma è anche un argomento che suscita molta costernazione in tutto il mondo.
La Francia è ora percepita come ostile alle minoranze religiose, in particolare alla comunità musulmana. La Francia, che all’inizio di questo secolo era la nazione occidentale più popolare al mondo, è oggi una delle più impopolari, non solo nei Paesi musulmani ma anche in quelli occidentali più progressisti sulle questioni religiose.
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