Nicolas Sarkozy a processo per il caso Gheddafi. L’ex presidente francese sarà chiamato alla sbarra insieme ad altri 12 imputati, tra cui tre suoi ex ministri. Si tratta di Claude Guéant, Brice Hortefeux ed Eric Woerth. Nel mirino della procura nazionale è finita quella campagna vittoriosa che sarebbe stata resa possibile da un giro di soldi sporchi e corruzione. La magistratura sospetta di un “patto” siglato da Sarkozy e dal suo “cerchio magico” col regime dell’allora dittatore libico Muammar Gheddafi per finanziare la sua corsa all’Eliseo. Un’accusa che l’ex presidente francese ha sempre respinto: «Non ho nulla da rimproverarmi, non ho sottratto un centesimo», ha ribadito mercoledì scorso in un’intervista rilanciata da France Presse.
Le udienze del processo, fatti salvi eventuali ricorsi, si terranno tra il 6 gennaio 2025 e il 10 aprile 2025 davanti alla trentaduesima sezione del tribunale penale di Parigi. L’ex inquilino dell’Eliseo, il cui rinvio a giudizio per questa vicenda era stato notificato lo scorso maggio, ha avuto altri problemi con la giustizia: nel 2021 è stato condannato a tre anni di carcere (di cui due con la condizionale) sempre per corruzione e pressioni indebite.
FRANCIA, I GUAI GIUDIZIARI DI NICOLAS SARKOZY
L’indagine che ha portato Nicolas Sarkozy al processo è durata oltre dieci anni. Secondo l’accusa, l’ex presidente francese e gli altri imputati avrebbero avuto diversi ruoli nella ricerca di una donazione illegale di 50 milioni di euro dalla Libia durante il governo di Gheddafi. Un’altra figura centrale nel caso libico è l’uomo d’affari franco-libanese Ziad Takieddine, che avrebbe contribuito a trasferire 5 milioni di euro dal capo dell’intelligence di Gheddafi al responsabile della campagna elettorale di Sarkozy prima delle elezioni del 2007. Ora deve affrontare almeno sei accuse penali.
Sarkozy ha ripetutamente accusato i pubblici ministeri di aver meditato una vendetta politica nei suoi confronti. Ad esempio, nel 2021, dopo la condanna iniziale nel caso di corruzione di un giudice, ha affermato di essere stato vittima di «molestie per un decennio» da parte di polizia e procuratori che «cercavano qualcosa per cui condannarmi». Nonostante ciò, resta una figura popolare in Francia, anche se il suo gruppo politico di un tempo, ora noto come Les Republicains, si è sgretolato ed è stato ampiamente messo da parte dall’alleanza centrista di Emmanuel Macron.