Scuole private in Francia, l’accusa della politica: cosa sta succedendo
Il caso delle scuole private in Francia non si “spegne” e dopo le polemiche sulla neo-Ministra dell’Istruzione Amélie Oudéa-Castéra – per aver detto di mandare i figli in una paritaria d’élite in Francia, l’Ecole Stanislas – e la revoca dei finanziamenti alle scuole cattoliche operata dalla sindaca socialista di Parigi, Anne Hidalgo, ora una nuova vicenda mette al centro del circuito mediatico ancora le paritarie d’Oltralpe. In Francia infatti i deputati Paul Vannier della LFI e Christopher Weissberg di Renaissance hanno chiesto con un rapporto parlamentare che vengano attuati più “controlli” sulle scuole private e sanzioni in caso di non conformità. I due esponenti politici, di partiti opposti, come riportato da Le Parisien, si sono ritrovati concordi su un tema che spacca l’opinione pubblica. Il rischio adesso è che il dibattito travolga gli oltre 7.000 istituti (il 97% cattolici) di questo genere frequentati da un totale di 2 milioni di studenti.
Il problema è che il Governo stanzia molti fondi per gli istituti in questione, ma non verifica ciò che accade al loro interno. “Dobbiamo riportare il controllo e la guida al sistema privato. Altrimenti si corre il rischio di una concorrenza sleale tra il settore privato e quello pubblico”, ha affermato Weissberg. È più duro l’attacco di Vannier: “Qual è l’importo totale speso per le scuole private convenzionate? 10, 11, forse 12 miliardi di euro. Nessuno ne sa nulla. È quasi fuori controllo. È molto opaco”.
Francia, di cosa vengono accusate le scuole private: il rapporto parlamentare
I punti analizzati dai due deputati che in Francia hanno puntato il dito contro le scuole private sono diversi: “il controllo finanziario degli esercizi privati contrattualizzati […] non viene attuato”; “il controllo pedagogico […] è esercitato in maniera minimalista”; “il controllo amministrativo […] è mobilitato solo occasionalmente”; “Il monitoraggio dei contratti risulta poco rigoroso”, si legge nel rapporto della Corte dei Conti da cui hanno preso ispirazione. Un settore che insomma deve essere responsabilizzato.
“Oggi il dialogo gestionale tra Stato e istruzione privata sui problemi fondamentali – diversità sociale, equità territoriale nella distribuzione delle risorse, rendimento scolastico, politica educativa – è quasi inesistente”. È per questo motivo che la volontà è quella di prevedere anche delle penalità, ovvero una riduzione dei finanziamenti. In merito ai provvedimenti però Paul Vannier e Christopher Weissberg non hanno idee concordi. È per questo motivo che il dibattito potrebbe rimanere acceso per molto.
Scuole private e libertà di educazione: il rischio “predatorio” dello Stato
Resta però il tema d’origine, ovvero il rapporto tra lo Stato più “laico” d’Europa e le scuole paritarie che per proprio stesso statuto e significato, offrono un servizio pubblico pari a quello svolto dalle scuole statali: il rischio, denunciato da tempo sia dalla Conferenza Episcopale francese che da diverse associazioni studentesche e di insegnanti, è che la Francia voglia sempre più “controllare” programmi, contenuti e piani educativi delle scuole cosiddette “private”.
Esattamente come avviene in Italia, il tema è riuscire a separare (e punire) quelle scuole che introducono meccanismi “elitari” misti a “truffaldini”, dove è infatti nato il termine dispregiativo di “diplomificio“, dalla stragrande maggioranza di scuole paritarie (spesso cattoliche) che svolgono servizio pubblico in pieno rispetto della libertà di educazione prevista da ogni democrazia liberale in Occidente. In tal senso, la posizione della nuova Ministra Oudéa-Castéra che personalmente ha scelto la via delle scuole paritarie per i suoi figli è una felice novità rispetto al pregiudizio ideologico mostrato dal suo precedente al Ministero, Pap Ndiaye, che nel 2023 si impegnò per diminuire le cattedre alle scuole cattoliche oltre che impedire il godimento di sussidi ed esenzioni fiscali riservate solo a chi sceglie la scuola statale. (a cura di Niccolò Magnani)