Macron non dà credito alla sinistra e alla sua candidata Lucie Castets e pensa a un governo di centrosinistra, anche se non sarà così facile mettere insieme forze tanto diverse (di centro e di sinistra senza France Insoumise) alleatesi elettoralmente per bloccare l’ascesa del Rassemblement National di Marine Le Pen. Se non riuscirà a dare un governo alla Francia, però, rischierà lui stesso. Potrebbe essere messo in discussione, cioè, lo stesso presidente.



In questa situazione ingarbugliata, spiega Marianna Rocher, esponente del Rassemblement National, ci sono altre due opzioni da prendere in considerazione: il referendum, strumento che si può attivare in caso di stallo dell’Assemblea nazionale, o una nuova legge elettorale proporzionale.

Come mai è stata bocciata la proposta della sinistra e il nome della Castets?



Alleandosi con l’estrema sinistra pericolosa di Jean-Luc Mélenchon, Emmanuel Macron si è messo in trappola da solo: invece di un’alternanza democratica sana e naturale, ha scelto di bloccare il Paese e paralizzare le nostre istituzioni. Questa situazione è insostenibile a lungo termine. Nessuna delle urgenze quotidiane dei francesi sarà adeguatamente affrontata: potere d’acquisto, sicurezza e immigrazione (in un momento in cui la Francia ha subito un altro attacco islamista). Secondo me, la proposta di Lucie Castets è stata respinta per diversi motivi chiave, in particolare a causa delle preoccupazioni riguardo alle politiche economiche e sociali sostenute dal NFP (Nuovo Fronte Popolare).



Cosa preoccupa particolarmente?

Due aspetti, in particolare, sono allarmanti. Il primo è l’aumento del salario minimo (SMIC): sebbene una misura del genere sia popolare tra alcuni segmenti della popolazione, è anche vista come pericolosa per l’economia francese. Un brusco aumento del salario minimo potrebbe comportare un aumento dei costi per le imprese, soprattutto per le piccole e medie imprese (PMI), che potrebbero non essere in grado di sopportare questi costi aggiuntivi.

Con quali conseguenze?

Questo potrebbe comportare diverse conseguenze negative, come l’aumento della disoccupazione. Le imprese, per compensare l’aumento dei costi salariali, potrebbero essere costrette a licenziare dipendenti o congelare le assunzioni, aggravando la disoccupazione. Le imprese potrebbero ricorrere sempre più all’outsourcing, spesso in Paesi dove la manodopera è meno costosa, per ridurre i propri costi. Questo indebolirebbe il mercato del lavoro in Francia. Inoltre, alcune aziende potrebbero scegliere di trasferire le proprie attività all’estero, dove i costi della manodopera sono più bassi. Questo fenomeno, già un problema in Francia, potrebbe intensificarsi, portando alla chiusura di molte imprese sul territorio nazionale.

Quali sono i pericoli che si correrebbero in seguito alle politiche della sinistra?

Un altro punto controverso nel programma del NFP è la regolarizzazione delle occupazioni abusive. Castets propone di concedere diritti agli occupanti abusivi, una grave violazione del diritto di proprietà. Regolarizzare le occupazioni potrebbe avere diverse conseguenze di rilievo: incoraggiamento all’occupazione illegale, problemi di sicurezza e di salute pubblica, brusca frenata degli investimenti in ambito immobiliare con conseguente calo dei valori immobiliari a medio termine in tutta la Francia. Il Rassemblement National ha chiaramente detto al Presidente della Repubblica che censurerà un governo formato dal NFP.

Sembra che Macron consideri solo un governo con forze di centro e una parte della sinistra, ma i partiti interessati sono disponibili a questa soluzione?

I partiti di centro e di sinistra si sono alleati in quanto hanno un nemico comune (RN) ma perseguono obiettivi diversi, dunque sarò tranchante, la mia risposta è no.

Cosa potrebbe succedere ora? Come si svilupperanno le trattative e chi potrebbe essere il nome su cui vuole puntare il presidente?

Di fronte a questa situazione di stallo democratico e istituzionale, esistono soluzioni: il referendum – perché il Presidente della Repubblica ha il potere, in caso di stallo all’Assemblea nazionale, di chiedere direttamente l’opinione dei francesi – e l’introduzione di un sistema elettorale proporzionale per risolvere le incoerenze di un sistema elettorale che impedisce al partito che ha ottenuto il maggior numero di voti alle elezioni di formare un governo.

Quindi una delle strade è la riforma elettorale?

Questa riforma del sistema elettorale deve essere discussa con tutti i gruppi parlamentari. Nonostante le manovre antidemocratiche volte a impedire a 11 milioni di francesi di essere rappresentati alla guida del paese, il RN emerge rafforzato da questa sequenza elettorale: punteggio storico alle elezioni europee grazie alla mobilitazione dei francesi, numero record di voti e primo partito per numero di voti alle elezioni legislative, primo partito francese all’Assemblea nazionale e anche al Parlamento Europeo. La nostra determinazione rimane intatta. Il Rassemblement National continua a lavorare esclusivamente per il bene della Francia e dei francesi in tutto il mondo.

In questa situazione anche Macron rischia qualcosa? Dopo l’Assemblea nazionale si cambierà anche il presidente?

Macron corre un rischio escludendo i due più grandi blocchi politici, poiché ciò potrebbe alienare una grande parte dell’elettorato e provocare una crisi di legittimità. Se le tensioni politiche continueranno ad aggravarsi e il governo non riuscirà a governare efficacemente, potrebbero esserci richieste di dimissioni o elezioni presidenziali anticipate.

In questi giorni Macron ha dovuto far fronte anche al caso Durov, fondatore di Telegram arrestato. Come spiega il presidente questa operazione? Ha a che fare anche con la guerra in Ucraina visto che molte delle notizie sul conflitto vengono diffuse proprio da Telegram?

Non ho molti dati su Durov quindi non mi esprimo, questo comunque dimostra che il mondo digitale è molto più presente nella vita di tutti noi e influenza grandemente le opinioni, i pensieri e le azioni quotidiane, per questo bisogna avere grande attenzione sia sul piano democratico per garantire la pluralità delle informazioni, sia sul piano sociologico.

(Paolo Rossetti)

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