In Francia il rapporto tra la chiesa cattolica e il governo è da tempo incrinato e la situazione è piano piano tracollata con l’approvazione della legge 2021 sul separatismo islamico. Aspramente criticata dalla maggior parte dei culti presenti sul territorio francese, ha rappresentato una sorta di rottura con il governo guidato da Emmanuel Macron. Ora, però, il presidente sembra essere disposto a fare un passo indietro, cercando un nuovo dialogo soprattutto con i cattolici.
Infatti, secondo il quotidiano La Croix, da tempo in Francia si aperto un vero e proprio organo di dibattito tra chiesa e governo, con l’obiettivo di scendere, da entrambe le parti, a dei compromessi che riaprano un rapporto storico. Da un lato ci sono i rappresentati della Conferenza episcopale della chiesa francese, con il presidente Monsignor Éric de Moulins-Beaufort, e dall’altro il il primo ministro Elisabeth Borne con il Ministro degli Interni Gérald Darmanin. Sul tavolo delle discussioni ci sarà, per esempio, l’etica con i temi scottanti del fine vita e dell’interruzione di gravidanza, mentre la chiesa tenderà ad esprimere le sue perplessità su alcune leggi approvate dal presidente della Francia.
Cosa è successo tra la Francia e la Chiesa cattolica
Insomma, piano piano in Francia sembra che si stiano facendo sempre più passi nei confronti di un riavvicinamento con la chiesa cattolica. Il governo, tra le altre cose, ha anche proposto di revocare la legge varata nel 1905 e che impedisce agli organi ecclesiastici di ricevere qualsiasi finanziamento pubblico per le manutenzioni degli edifici, promettendo che si faranno carico dei costi per le ristrutturazioni termiche in ottica della nuova sfida green che attende l’Europa.
Tra la chiesa e la Francia i rapporti non sono ottimi quasi dall’alba dei tempi, quando si attraversò il difficile momento passato alla storia come “cattività avignonese”. Più recentemente, invece, ha fatto discutere molto il tema della legge separatismo islamico, approvata nel 2021. L’obiettivo era quello di contrastare la radicalizzazione dei musulmani, “per il rispetto dei principi della Repubblica”, per volontà dello stesso presidente Macron. Con la legge si limitavano, per tutti i credenti islamici, i matrimoni forzati, le mutilazioni sessuali, l’incitamento dall’odio e la discriminazione. Fin dalla sua approvazione in Francia, però, il mondo cattolico, ortodosso e protestante era insorto, lamentando che andasse a colpire, genericamente, la libertà di culto delle persone, e non solamente il fondamentalismo islamico, aprendo anche ad alcuni dubbi su una possibile deriva discriminatoria nei confronti dei musulmani.