La Francia dice basta a neologismi che introducono nomi, articoli o aggettivi di genere neutro. In poche parole, Parigi vuole mettere al bando il linguaggio inclusivo. Si tratta di una proposta depositata al Parlamento dai repubblicani che sta ottenendo consensi in particolare dai moderati all’estrema destra. Ad essere d’accordo è anche il presidente Emmanuel Macron, che nel corso dell’inaugurazione della Città internazionale della lingua francese, a Villers-Cotterêts, ha espresso orgoglio per la tradizione grammaticale transalpina.
Macron ha invitato i presenti all’evento a “non cedere ai tempi” per quanto riguarda la lingua francese e a “mantenere anche i fondamenti, le basi della sua grammatica, la forza della sua sintassi”. Per il presidente, infatti, il francese è già avanti da un punto di vista dei diritti: “In questa lingua il maschile fa il neutro. Non c’è bisogno di aggiungere punti in mezzo alle parole, né trattini, né altro per renderlo leggibile”. Il testo è stato presentato dalla senatrice Pascale Gruny, che prevede di vietare il linguaggio inclusivo “in tutti i casi in cui il legislatore (ed eventualmente il potere regolamentare) richiede un documento in francese”.
Il linguaggio inclusivo in Francia è già vietato in alcuni documenti
La proposta depositata al Parlamento dalla senatrice Pascale Gruny prevede di vietare il linguaggio inclusivo per le istruzioni per l’uso dei prodotti, contratti di lavoro, regolamenti interni aziendali, ma anche atti giuridici. Qualora la misura venisse applicata, infatti, sarebbero considerati inammissibili o nulli. Il testo è stato accolto con favore dai partiti di centrodestra: questo prevede il divieto delle parole grammaticali che costituiscono neologismi come “iel”, che è la contrazione di “il” (ossia esso in italiano) e “elle” (essa essa). Il disegno di legge, spiega Today, prevede anche di includere il divieto del linguaggio inclusivo in tutti i documenti normativi riguardanti l’istruzione.
Il loro utilizzo è già vietato anche nei documenti interni delle scuole da una circolare del 2021. Non tutti, però, vedono di buon occhio la proposta: “È un testo incostituzionale, retrogrado e reazionario, che fa parte di una tendenza conservatrice di lunga data nella lotta contro la visibilità delle donne”, ha dichiarato il senatore socialista Yan Chantrel. Per il repubblicano Cédric Vial, invece, la scrittura inclusiva costituisce “una pratica che è proprio contraria all’inclusione”. Infatti, le persone “più colpite dal suo utilizzo sono quelle con disabilità e analfabetismo, o coloro che soffrono di dislessia (..) Per includere, dobbiamo semplificare il linguaggio”.