Due giudici inquirenti della sezione “crimini contro l’umanità” del tribunale giudiziario di Parigi hanno ordinato, il 29 marzo, l’incriminazione davanti alla Corte d’Assise di Parigi di tre alti funzionari del regime siriano. Si tratta di Ali Mamlouk, Jamil Hassan e Abdel Salam Mahmoud, accusati di complicità in crimini contro l’umanità e crimini di guerra per la morte di due cittadini franco-siriani, Mazzen Dabbagh e suo figlio, Patrick Abdelkader, arrestati nel 2013. I tre verranno processati in Francia davanti alla Corte d’Assise di Parigi.
Come riporta Le Figaro, saranno assenti e dunque giudicati in contumacia. Molto probabilmente saranno condannati all’ergastolo. L’accusa è di complicità in crimini contro l’umanità e in particolare di attentato volontario alla vita, tortura, sparizione forzata, reclusione o altra grave privazione della libertà, oltre che per crimini di guerra: estorsione e occultamento di estorsione di proprietà. Si tratta di tre generali.
Francia, alti funzionari siriani incriminati: chi sono
Chi sono i tre generali siriani incriminati dalla Francia? Ali Mamlouk, 77 anni, è uno stretto consigliere di Bashar el-Assad: dirige il National Security Office dopo essere stato direttore del General Intelligence Service e capo dell’intelligence dell’Aeronautica. Nei suoi confronti, le sanzioni dell’Unione Europea sono attive dal 2011. C’è poi Jamil Hassan, 70 anni, un altro stretto collaboratore del presidente siriano, per diversi anni a capo del servizio di intelligence dell’aeronautica militare. Dal 2018 è stato emesso nei suoi confronti un mandato di cattura internazionale emesso dai tribunali tedeschi per crimini contro l’umanità e dal 2011 è anche oggetto di sanzioni dell’Unione Europea. C’è infine Abdel Salam Mahmoud, direttore dal 2010 del ramo investigativo dei servizi di intelligence dell’aeronautica militare a Damasco.
I due cittadini franco-siriani, Mazzen e Patrick Abdelkader Dabbagh, sono morti per mano di torturatori del servizio di intelligence dell’aeronautica militare siriana. Secondo i testimoni, nessuno dei due era coinvolto in un movimento di protesta o resistenza contro il regime. All’epoca della morte, sono stati portati a Mezzeh, dove c’è un centro di detenzione e tortura. Nel 2018 lo stato siriano ha informato la famiglia, senza ulteriori dettagli, che Patrick Abdelkader era morto il 21 gennaio 2014, meno di tre mesi dopo il suo arresto. Suo padre ha resistito fino al 25 novembre 2017. Il 7 novembre 2016 è stata aperta un’inchiesta giudiziaria che ha portato all’ordinanza di rinvio a giudizio del 29 marzo. Obeida Dabbagh, familiare dei due uomini, ha parlato a Le Figaro di “una grande vittoria per la mia famiglia e per tutte le vittime siriane. (…) Dopo tutti questi anni di lotta per far emergere la verità, i funzionari di alto livello sono finalmente assicurati alla giustizia. Chiedo alle autorità giudiziarie francesi di organizzare questo processo il prima possibile”.