Tensione tra il governo di Comore e la Francia per il progetto di espulsione dei migranti a Mayotte, regione ultraperiferica dell’Unione europea ritenuta una porta discreta d’ingresso dei migranti in Europa, tanto da essere chiamata la “Lampedusa francese“. A farla salire una misteriosa operazione, chiamata “Wuambushu“, che sta prendendo forma in questi giorni nel dipartimento francese dell’Oceano indiano, alle prese con una delinquenza dilagante in un contesto di emergenza migratoria. Né il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin né il presidente francese Emmanuel Macron hanno confermato ufficialmente che avrà luogo questa operazione di espulsione di migranti e di distruzione di alloggi abusivi.



Eppure, lunedì 10 aprile il governo comoriano ha chiesto alla Francia di rinunciare a questo progetto che avrebbe come obiettivo i migranti delle Comore. Ne parla France Info, spiegando che si è cominciato a parlare di questa misteriosa operazione alla fine di febbraio. Il settimanale satirico Le Canard enchaîné, infatti, aveva riportato l’indiscrezione riguardante un mezzo migliaio di gendarmi e poliziotti pronti a invadere l’arcipelago per mettere fine all’immigrazione clandestina «e sottomettere i delinquenti a colpi di machete».



“POLIZIA PRONTA A INVADERE ARCIPELAGO”

Il settimanale aveva attributo l’ideazione di questa vasta operazione, che prevede anche la distruzione di baraccopoli, al ministro Gérald Darmanin, il quale avrebbe ottenuto il via libera del presidente francese Emmanuel Macron durante una riunione del Consiglio di Difesa, secondo quanto rivelato all’AFP da una fonte vicina a tale dossier. Il piano prevede di avviare questa operazione di espulsione di migranti a Mayotte verso la fine del Ramadan, il 21 aprile. Secondo La 1ère, rinforzi e attrezzature sono già arrivati a Mayotte per procedere. Un rappresentante locale del sindacato alternativo di polizia CFDT, Abdel Aziz Sakhi, ha parlato di una «operazione su larga scala, senza precedenti». Gli agenti di polizia, dunque, sarebbero pronti ad agire. Si tratta dei membri della compagnia CRS 8, una forza di intervento speciale creata nel 2021 per essere dispiegata «in caso di gravi disordini dell’ordine pubblico e di violenza urbana», secondo quanto aveva indicato il Ministero dell’Interno. Recentemente è stata dispiegata a Rennes durante le proteste contro la riforma delle pensioni e a Marsiglia per le violenze legate al traffico di droga. Ma secondo La 1ère dovrebbero essere dispiegate anche squadre regionali di intervento e sicurezza.



“DISTRUZIONE BARACCOPOLI ED ESPULSIONE MIGRANTI”

A metà marzo, il presidente francese Emmanuel Macron aveva espresso al suo omologo comoriano, il colonnello Azali Assoumani, le sue «preoccupazioni» per l’immigrazione illegale dalle Comore. Stando alle stime dell’AFP, un quarto della popolazione di Mayotte si trova in una situazione irregolare. Nel 2022, 571 imbarcazioni che trasportavano 8mila migranti sono state intercettate in mare e 25.380 persone sono state espulse, per lo più verso le Comore. Ma senza che l’operazione sia stata ufficializzata, le Comore si sono appellate alla Francia. «Il governo comoriano ha appreso con stupore il piano del governo francese (…) di procedere alla distruzione delle baraccopoli sull’isola comoriana di Mayotte, seguita dall’espulsione di tutti i loro occupanti senza documenti verso l’isola di Anjouan», che è l’isola dell’arcipelago delle Comore più vicina a Mayotte. La richiesta alla Francia è di fermare questa operazione che, secondo le organizzazioni umanitarie nazionali e internazionali, potrebbe «aggravare le fratture e le tensioni sociali in un contesto già molto fragile» e «minare il rispetto dei diritti fondamentali degli stranieri nel quadro di espulsioni massicce», ha spiegato il presidente della Commissione consultiva nazionale per i diritti umani, Jean-Marie Burguburu, che ha scritto al ministro francese Darmanin. Anche l’Unicef ha espresso i suoi timori per il rispetto dei diritti dei bambini stranieri nel contesto di questa operazione, in una dichiarazione pubblicata il 31 marzo 2023. L’agenzia delle Nazioni Unite teme che l’aumento degli arresti durante tale operazione «implichi meccanicamente un aumento del tasso di errori nella procedura di espulsione», con conseguenti separazioni di bambini dai genitori a Mayotte.