CRISI MIGRANTI TRA ITALIA E FRANCIA: MATTARELLA CHIAMA MACRON
Nel pieno della non risolta crisi diplomatica tra Francia e Italia sul tema migranti, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo francese, Emmanuel Macron: i due leader, non da oggi accomunati da solido rapporto di amicizia politica, hanno convenuto sulla necessità che vi sia «piena collaborazione in ogni settore sia in ambito bilaterale sia dell’Unione Europea», riporta il Quirinale in una nota congiunta con la Francia. Non è stato citato direttamente, nelle dichiarazioni ufficiali dopo la telefonata, lo scontro acceso tra Meloni e i Ministri del Governo francese sul caso Ocean Viking e sulle accuse lanciate da Parigi contro «la disumanità italiana» e il diritto internazionale «violato»: dall’Eliseo e dal Colle invece si commenta la telefonata nella quale «i presidenti entrambi affermato la grande importanza delle relazioni tra la Francia e l’Italia ed hanno sottolineato la necessità di mettere insieme le condizioni per una piena cooperazione in tutti i settori, tanto a livello bilaterale che in seno all’Unione europea».
Insomma, comunicato congiunto che pone sul tavolo la necessità di chiudere la crisi diplomatica e trovare, già da oggi con il Consiglio dei ministeri degli Esteri dell’Ue: fino a ieri sera però le accuse dalla Francia contro l’Italia si sono susseguite, da ultimo il portavoce del governo francese, Olivier Véran, a BFM-Tv «L’Italia non mantiene l’impegno fondamentale nel meccanismo di solidarietà europea, noi non manterremo la contropartita prevista, cioè l’accoglienza di 3.000 migranti attualmente sul territorio italiano. L’Italia – conclude Vêran – è perdente in quanto dispone normalmente di un meccanismo di solidarietà europea che fa sì che un gran numero di Paesi europei, in particolare Francia e Germania, si impegnino in contraccambio dell’accoglienza delle navi da parte dell’Italia, a prendere degli stranieri sul proprio territorio».
MIGRANTI, OGGI CONSIGLIO UE: CARITAS ITALIA ACCUSA METODI FRANCIA SUI MIGRANTI MINORENNI
Con la Francia che accusa il Governo Meloni di essere perdente come esito dello scontro sul tema migranti, il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani – alla vigilia del Consiglio Ue – sottolinea «Non so cosa è successo con la Francia, non so perché i francesi abbiano reagito in questa maniera. Confronto con Parigi? Mi sembra più un problema di politica interna che un problema con noi. Al momento non è previsto». Nella riunione di oggi a Bruxelles con gli altri Ministri degli Esteri Ue, la Farnesina ha fatto sapere in una nota firmata dal Ministro Tajani che «alla luce dei recenti eventi e su richiesta esplicita dell’Italia, verrà affrontato un punto relativo alla cooperazione in materia di flussi migratori, con particolare riferimento alla gestione dei soccorsi operati da navi private e all’attuazione di meccanismi effettivi di solidarietà europei».
Sulla polemica ormai infinita tra Roma e Parigi circa il ricollocamento de flussi migratori – da segnalare poi la presa di posizione importante di Malta, Cipro e Grecia in unità con l’Italia per chiedere all’Unione Europea un meccanismo chiaro e urgente sul fronte migranti – interviene l’importante denuncia fatta dalla Caritas italiana in servizio a Ventimiglia, il confine con la Francia dove negli ultimi giorni le forze dell’ordine transalpine hanno aumentato i controlli per respingere più rifugiati possibili, come mossa di “ritorsione” alla vicenda Ocean Viking. «La cosa grave è che spesso i francesi rimandano indietro dei minori cambiando l’età, questo va contro il trattato di Dublino. Rimandano anche indietro delle famiglie. Pochissimi migranti vogliono restare in Italia, vogliono andare in Germania, Svezia, Olanda», denuncia Christian Papini, direttore della Caritas Intemelia – organizzazione di volontariato di Ventimiglia – intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”. Per il direttore della Caritas locale dopo che nel 2015 la Francia ha chiuso le frontiere ai migranti, anche dall’Italia, la questione più grave è appunto che «spesso rimandano indietro dei minori cambiando l’età, questo va contro il trattato di Dublino. Rimandano anche indietro delle famiglie. E alla fine i migranti pagano 300 euro i passeur. I passeur sono persone, spesso anche loro migranti, che non sono riusciti a integrarsi, che hanno una regia dietro, e che si fanno pagare per far passare i migranti e in realtà non li fanno passare. Il nostro ruolo è fare quello che dovrebbe fare lo Stato, cioè fare accoglienza, dare da mangiare, consulenza psicologica, tutto questo lo facciamo con altre associazioni». Secondo ancora Papini, il tema europeo è comunque centrale in quanto «il trattato di Dublino è la cosa più grave che l’Europa potesse fare, è davvero una croce, perché prevede che il migrante debba rimanere nel Paese dove viene identificato».