Fa rumore il silenzio di Vincenzo De Luca sulla notizia dell’arresto di Franco Alfieri, sindaco di Capaccio-Paestum e presidente della Provincia di Salerno, nell’ambito di una inchiesta, che coinvolge altre 5 persone, su presunte irregolarità in merito all’assegnazione di due appalti per l’illuminazione.



Sospeso dalle sue cariche, Alfieri, che è soprannominato il “re delle fritture” perché il governatore campano gli consigliò di usare le fritture di pesce per spingere la gente a votare la riforma costituzionale di Matteo Renzi, è accusato di turbata libertà degli incanti e corruzione: lunedì dovrebbe presentarsi davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia, così alla presenza del suo legale avrà la facoltà di rispondere alle accuse che gli sono state formulate dalla procura salernitana, ritenute fondate dal gip. Nel frattempo il Pd ha già provveduto alla sospensione.



LE ACCUSE CONTRO FRANCO ALFIERI

Stando a quanto ricostruito dalle indagini, la procura ritiene che Franco Alfieri e i suoi collaboratori abbiano pilotato le procedura di gara per garantire a una società l’aggiudicazione degli appalti e favorire in sub appalto la srl di famiglia gestita sulla carta dalla sorella Elvira. Prima della pubblicazione delle gare, erano stati concordati già i dettagli tecnici e finanziari dei lavori per garantire la vittoria alla società guidata dalla sorella, Elvira Alfieri, che si trova ai domiciliari. Le indagini si basano su intercettazioni e documenti ottenuti durante le perquisizioni risalenti al gennaio scorso. Peraltro, la Finanza ha sequestrato oltre 543mila euro.



I PIZZINI E LA BONIFICA DELL’UFFICIO

Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Valeria Campanile scrive che Franco Alfieri dovrebbe restare in carcere perché potrebbe inquinare le prove. Infatti, ha rilevato che ha provato a ostacolare le ricerche delle prove, ad esempio, comunicando con i suoi interlocutori tramite biglietti scritti a mano che poi strappava e cestinava. Lo hanno rilevato le intercettazioni ambientali: Franco Alfieri, dunque, sperava con quei “pizzini” di sfuggire ai controlli. Nove giorni prima della perquisizione di gennaio fece bonificare il suo ufficio alla ricerca di microspie, anche tramite metal detector.