È morto giovedì sera Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica; aveva 60 anni, e come rettore era giunto alla fine del suo mandato, ma davanti a sé c’erano almeno altri 10 anni da dedicare alla ricerca e alla docenza nell’ateneo in cui aveva iniziato i suoi studi accademici e a cui “ha dedicato la propria opera e l’intera sua vita”, come ricorda una nota dell’Università Cattolica. La sua morte ha sorpreso un po’ tutti per le circostanze drammatiche in cui è avvenuta: Franco Anelli si è suicidato e, a quanto sembra, non ha lasciato nulla che ne spieghi le ragioni. “Di fronte all’enigma le parole non si riescono a pronunciare se non facendo confusione e creando ferite. Non posso fare altro che invitare alla preghiera”, ha detto l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, che è anche presidente dell’Istituto Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica. “Quello che posso dire è questo: ho un ricordo di un professore di grande competenza e cultura, che ha dato molto all’Università…”.
A tutti noi non resta che pregare per lui e rispettare il dolore e la sofferenza che hanno accompagnato un gesto dalla portata irrevocabile. Il suicidio di un uomo di scienza e di fede, di un uomo che indubbiamente aveva raggiunto una posizione di grande rilievo nella società, interpella le nostre coscienze e ci spinge a voler cercare di capire ciò che resterà comunque racchiuso nel sacrario della sua coscienza.
Eppure, mentre ricordiamo la grandezza di Franco Anelli, il suo impegno profuso a piene mani per fare della sua conoscenza e della sua competenza un costante atto di servizio verso i suoi allievi e verso tutti i docenti dell’Università, resta in noi uno strano stordimento. C’è l’ansia di chi percepisce che ci si sta muovendo lungo una linea di frontiera: da un lato la curiosità, il voler capire e il voler sapere, che facilmente possono degenerare in un gossip superficiale o, peggio ancora, in un giudizio falso ed equivocato; dall’altro c’è il bisogno di silenzio, che vuole accedere ad una rinnovata contemplazione della vita e della morte, come mistero che ci trascende e chiede di essere accolto e rispettato. È la grande strada della Misericordia, che non ha paura di farsi ogni giorno più umile davanti all’esperienza della morte. Verrà il momento in cui forse capiremo qualcosa di più, quando qualcuno di prenderà per mano e ci spiegherà un pò meglio da dove deriva il nostro smarrimento Davanti alla morte. Perché la vita ha perso, in quel momento, per quella persona, il suo senso e il suo significato.
Non riusciamo a credere che basti un gesto per porre fine alla propria vita e meno ancora crediamo che sia un gesto di pura autodeterminazione. Dentro ognuno di noi, o per lo meno di molti di noi, questo gesto di rottura tra la vita e la morte è un gesto di dolore e di sofferenza che, proprio perché incomprensibile, merita l’infinito rispetto che ogni uomo deve ad un altro uomo quando ne percepisce la fragilità, nonostante l’immagine del successo e del potere. C’è bisogno di silenzio per lasciarsi contaminare dalla sofferenza dell’altro e percepirne almeno in parte la fragilità; è necessario il silenzio per ascoltare il bisogno di aiuto di chi ci sta accanto e non lasciarlo solo. E meno capisco cosa è successo e perché è successo, e più ho bisogno di raccoglimento, per riflettere e per pregare, per imparare ciò che ancora non so; nel mio stordimento di persona di fede, forse di ben poca fede, capisco quanto poco so di chi mi sta vicino, di ciò che lo fa soffrire, e di ciò di cui avrebbe bisogno e che forse non trova.
Ogni suicidio è un mistero infinito che affonda le sue radici in ciò che l’uomo è o in ciò che non riesce ad essere compiutamente. Nel suo dolore e nella sua solitudine, in uno strano bilancio della propria vita in cui i conti non tornano più; in quell’affidamento alla fede e alla misericordia di Dio che per un attimo sembrano venire meno. Per Franco Anelli, nella nostra preghiera, speriamo che sia venuto il momento della Pace e dell’accoglienza nella Misericordia di Dio; ma per ognuno di noi resta sempre vivo l’interrogativo di fondo che ci porta a coltivare le ragioni per vivere, rinnovandole di giorno in giorno, con il buono e con il cattivo tempo. Pregare per Franco Anelli è un buon modo anche per fare esame, con discrezione e con tanta misericordia, verso gli altri e verso noi stessi.
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