Franco e Andrea Antonello in collegamento con Domenica In hanno salutato in chiusura di puntata Mara Venier, presentando il libro “La valigia di Aran”. “Questo libro… se il precedente è stato un viaggio fisico, questo è completamente scritto da Andrea ed è un viaggio interiore, è la valigia di tutti che abbiamo nella nostra vita”, ha spiegato papà Franco. “I primi riscontri di chi l’ha letto è che tutti dicono che si ride e si piange, quindi qualcosa di importante può darlo”, ha aggiunto l’uomo. Ma cos’è davvero il libro presentato oggi da Mara Venier? “Ne è venuto fuori un romanzo ma sono domande e risposte che abbiamo posto in tutti questi anni ad Andrea. Lui al computer parla di qualsiasi argomento”, ha spiegato ancora Franco. “Da questo libro finalmente riusciamo a capire la piena consapevolezza dei ragazzi come Andrea che a volte abbiamo paura di avvicinare”. Leggendo questo libro entriamo così nella testa e nel mondo di Andrea e riusciamo a capire concretamente come siamo visti da questi ragazzi speciali. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
Franco e Andrea Antonello a Domenica In
S’intitola La valigia aran, il nuovo libro di Andrea Antonello, lo scrittore autistico 27enne figlio dell’imprenditore Franco Antonello, oggi ospite a Domenica in. ‘Aran’ sta per ‘arancione’, visto che Andrea si esprime in maniera tutta sua attraverso il pc: “Andrea è poco verbale, ripete parole sentite ma difficilmente riesce a dire frasi complete o fare richieste di sua iniziativa”, spiega il padre in un’intervista pubblicata il 6 novembre sul Corriere della Sera. “Si esprime al computer attraverso la comunicazione facilitata, una tecnica che permette ai ragazzi con difficoltà di verbalizzazione di esprimere le loro sensazioni e bisogni scrivendo al computer con il sostegno, fisico ed emotivo, di un operatore specializzato. Non è una tecnica applicabile su tutti”. Su Andrea, invece, sì: la sua sembra essere una vera e propria vocazione, un modo per nobilitare il suo stato di ragazzo autistico e in un certo modo dipendente dalle cure dei suoi genitori. Quando scrive, invece, Antonello è quasi del tutto autonomo: a rivedere e ordinare i suoi pensieri ci pensa il professionista Ervas, che – nel caso della sua ultima uscita – ha rivisto e ordinato i testi tratti da vent’anni di dialoghi tra l’autore, la sua psicologa e i familiari.
Franco Antonello e il percorso di crescita di suo figlio Andrea
Mentre scrive – nota l’intervistatore – Andrea porta il dito indice dalla tastiera al cuore, e poi di nuovo dal cuore alla tastiera. Sembra un tic, ma è un gesto emblematico e per certi versi poetico, visto che per lui rappresenta un modo per raccordare i sentimenti ai pensieri messi su carta. Non manca qualche errore grammaticale, tralasciato dagli editor per dare testimonianza del percorso di miglioramento del giovane. A tratti sembra di avere davanti un romanzo familiare, in cui Andrea descrive la sua come una famiglia difficile, recentemente segnata anche dal dramma dell’incidente del fratello minore Alberto. Ma il suo è un punto di vista inedito; un po’ confuso, certo, come quando parla di ciò che gli passa per la testa (“Vedo le parole, non riesco a dirle”), ma tutto sommato simpatico. A suo padre Franco Antonello, una volta, ha detto: “Devi fidarti di me, mi piacerebbe che tu diventassi autistico”.
Franco Antonello: “Non credevo che Andrea potesse scrivere…”
L’attività di scrittura di Andrea è il risultato di una sorta di ‘terapia’ fatta con l’accompagnamento di un operatore specializzato, incaricato di guidare la mano e le dita del ragazzo fino alla tastiera con le lettere. “Per i primi 5 anni, io non ci ho creduto, vedevo l’operatore molto coinvolto nei gesti di Andrea”, racconta Franco Antonello, costretto a ricredersi con il passare del tempo. “Ho sempre pensato che lo influenzasse troppo, se non che fosse addirittura lui a scrivere. Poi, piano piano, l’accompagnamento, l’aiuto, è passato dalla mano al braccio; dopo altri anni, al gomito, poi alla spalla, poi un solo tocco ritmato a ogni lettera sulla nuca o la schiena”. “Ho cominciato a crederci – continua – quando l’aiuto è arrivato alla spalla, e progressivamente si è aperto un mondo che ha permesso ad Andrea di esprimere molte cose che altrimenti avrebbe tenuto dentro per sempre, come succede alla maggior parte dei suoi compagni”. Ormai sono anni che Andrea comunica in maniera pressoché autonoma.