Decisamente curiosa la storia di Franco Barberi, ex manager di alto livello della Zucchi Bassetti e poi dell’azienda sportiva Puma, che da otto anni a questa parte ha deciso di dedicare la sua vita ai labrador, aprendo un allevamento. Biondino e con il pelo corto, è senza dubbio uno dei cani più amati non soltanto in Italia, e lo conferma il fatto che personalità di spicco lo hanno avuto o lo hanno ancora al loro fianco, a cominciare dall’ex presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, passando per l’attuale capo di stato francese, Emmanuel Macron, quindi Putin, D’Alema, Bossi, Andrea Bocelli, Paolo Villaggio, Zucchero e molti altri ancora. Il Labrador è la razza più diffusa negli Stati Uniti, mentre in Italia tallona da vicino il Pastore Tedesco. L’allevamento di Barbieri si trova a Grassona, in provincia di Verbania (Piemonte), e lì vi possiamo trovare Romeo e la sorella Giulietta, due campioni del mondo nella loro categoria, con l’aggiunta di altri 28 fratelli. La particolarità è che Barberi vive in una casa assieme ai suoi cani, nel senso che gli amici a quattro zampe occupano gli stessi spazi del padrone.



FRANCO BARBERI: “NACQUE TUTTO NEL 2012…”

«Mi fido sicuramente più dei miei labrador che dei miei simili – racconta Barberi al Corriere della Sera – non mi tradiranno mai. Gli uomini dicono una cosa ma ne fanno sempre un’ altra». Ma come è nata questa passione per i cani e l’idea di mettere su un allevamento? «Ero skiman e aiuto allenatore della nazionale femminile di sci alpino, quella di Deborah Compagnoni. Vivevo 365 giorni l’ anno sulla neve. Mancato mio padre, si ammalò la mamma. Dovevo starle accanto. Accettai il lavoro di rappresentante alla Head, il cui direttore commerciale Luigi Fusaro poi mi volle con sé in Puma. Quando il suo amico Gianluigi Buffon divenne azionista di Zucchi Bassetti, lo seguii. Dal 2012 ho mollato tutto per occuparmi degli altri labrador che nel frattempo si erano aggiunti a Drake (il suo primo Labrador preso nel 1994 ndr)».



“NON PENSO AL PROFITTO”

Barbieri è un allevatore che non pensa al profitto: «Non faccio le cucciolate per venderle, ma solo per dare continuità alla linea di sangue. Non più di una l’anno. Sono 16 mesi che non ho nuove nascite». E ogni qual volta deve consegnare un suo cucciolotto ad un cliente: «Beh, è il momento più difficile – racconta – La legge stabilisce che non possono essere staccati dalla mamma prima di 60 giorni. Io li cresco per almeno cinque mesi. Si crea un legame. Quando se ne vanno, li saluto, li abbraccio, li bacio, ma torno subito in casa, non devo vedere l’ auto che si allontana con loro sopra».

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