Il “testamento” di Franco Battiato, 10 canzoni canzoni speciali che hanno segnato la storia della musica

In un repertorio sconfinato che comincia negli anni 60 e arriva fino a oggi, Franco Battiato ha attraversato infinite fasi di un viaggio curioso, avventuroso, insaziabile, alla ricerca di “un centro di gravità permanente”. Dalle canzoni pop scritte per altri artisti, alle sperimentazioni elettroniche degli anni 70, alla svolta rock elettronica degli anni 80, alla musica lirica, a quella mediorientale. Mai fermo, instancabile: “Non mi fermo mai, è vero: “Non ti stancare” mi dicono tutti. E io non do retta.” Ecco dieci canzoni tra i suoi tanti capolavori che meritano di essere ricordate.



“Per Elisa”: irrompe con un tipo di donna fuori dagli schemi del periodo

Franco Battiato, autore di canzoni per altri artisti sin dagli anni 60 quando scrisse diverse canzoni per personaggi come Giorgio Gaber, porta alla ribalta nazionale un tipo di donna totalmente differente da quella a cui si era abituati: dura, rabbiosa, addirittura maligna. E’ Alice, con cui il musicista siciliano scrive in antitesi alla nota “bagattella” di Beethoven dal titolo omonimo, che era un brano teneramente affettuoso, un brano pop/ rock irruente e cattivo. Elisa è una donna cattiva che ha portato via l’amante a un uomo, facendogli fare qualunque cosa (“e poi non è nemmeno bella”). La protagonista avvisa l’uomo che Elisa gli farà solo del male, “ti ha preso anche la dignità”. Alice, donna bellissima e voce portentosa, buca letteralmente lo schermo di Sanremo al cui Festival del 1981 trionfa. Musica di Franco Battiato e Giusto Pio, testo composto da Battiato con Alice, cantante che inciderà diversi suoi brani e si esibirà spesso dal vivo con lui.



“Il sentimiento nuevo”: una “canzonette pop” che…

Inclusa nel disco del suo massimo successo, La voce del padroneFranco Battiato la definì “una cazz…ta. Cazz…te divertenti e tendenti all’alto, ma pur sempre cazz…te.” Battiato ha sempre amato confondere gli ascoltatori, scrivere “canzonette pop” come questa che però qualunque altro artista avrebbe dato un dito per averla composta lui. Brano pop, dal ritmo caraibico, testi come sempre disturbanti e confondenti. Un gioiello.

“Prospettiva Nevskji”

Capolavoro assoluto dall’album Patriots, eppure per Franco BattiatoQuando feci ascoltare Prospettiva Nevskji a Giusto Pio mi disse “È bellissima” e quasi mi ribellai: “Come è bellissima? A me sembra una cazz…ta”. Tipico dell’artista. Un brano che alterna memorie personale e miti della rivoluzione russa in una atmosfera delicatissima di pura magia, tenue, sostenuta inizialmente solo da pianoforte, tastiere, e un cantato di melodia assoluta, uno dei suoi vertici assoluti per poi crescere con il resto della band: “Il mio maestro mi insegnò come è difficile trovare l’alba dentro all’imbrunire”, uno dei suoi tanti tipici versi zen chiude in dolcezza il brano.



“E ti vengo a cercare”: Canzone d’amore o canzone spirituale

Franco Battiato ha sempre giocato con questa apparentemente ambiguità (“E ti vengo a cercare Anche solo per vederti o parlare Perché ho bisogno della tua presenza Per capire meglio la mia essenza.… questo mio sentimento popolare nasce da meccaniche divine”). Melodia raffinatissima, sostenuta da un forte arrangiamento elettronico e allo stesso tempo da archi che danno profondità cosmiche come sua abitudine. “Cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male Essere un’immagine divina Di questa realtà. E ti vengo a cercare Perché sto bene con te Perché ho bisogno della tua presenza”, un grido a Dio che si manifesti, tanto è vero che il brano si chiude con un canto gregoriano.

“La cura”: Una bellissima canzone d’amore

Forse il suo brano più amato e più popolare, con la solita elettronica che ne sostiene le basi, ma in modo discreto. Una bellissima canzone d’amore, dove l’amore diventa sacrificio per l’altro, dedizione per guarire da se stessi: “Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo Dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai”.

“Centro di gravità permanente”: Il Franco Battiato della trasformazione

 Franco Battiato da musicista sperimentale elettronico degli anni 70 a quello rock de La voce del padrone, influenzato dalla new wave inglese, il primo in Italia a cogliere il cambiamento dei tempi, producendo un capolavoro assoluto. Un Battiato irriverente che ne ha per tutti nella rockata e punteggiante Cerco un cerco di gravità permanente, su cui ha l’ardire di inserire un coro di voci russe: “Non sopporto i cori russi La musica finto rock la new wave italiana il free jazz punk inglese Neanche la nera africana”. Battito cerca un centro, un punto, un significato esistenzialista, il senso della vita, odia le banalità e si innalza alto sopra a tutti.

“Cuccurucucù”: un mix di citazioni senza freno

Altro brano simbolo de La voce del padrone, è un mix di citazioni senza freno, con l’irriverenza punk del periodo: Cuccurucucù cita la canzone Cucurrucucú paloma di Tomás Méndez, il Proemio dell’IliadeIl mondo è grigio/il mondo è blu di Nicola Di BariIl mare nel cassetto di MilvaLe mille bolle blu di Mina e Da quando sei andata via di Gianni Mascolo. E poi ancora Lady Madonna e With a Little Help from My Friends dei BeatlesRuby Tuesday dei Rolling StonesLet’s twist again di Chubby CheckerJust Like a Woman e Like a Rolling Stone di Bob Dylan.

“Povera patria”: Il suo capolavoro assoluto?

Potrebbe essere. Mai nessuno ha scritto una canzone di denuncia del potere cinico politico con tanta dolcezza e tenerezza come Franco Battiato, che erano le sue caratteristiche di sempre: “Povera patria Schiacciata dagli abusi del potere Di gente infame, che non sa cos’è il pudore Si credono potenti e gli va bene quello che fanno E tutto gli appartiene Tra i governanti Quanti perfetti e inutili buffoni Questo paese devastato dal dolore Ma non vi danno un po’ di dispiacere Quei corpi in terra senza più calore?”. La speranza permane nonostante tutto, “vedrai che cambierà… ma la primavera tarda ad arrivare”.

“Voglio vederti danzare”: l’influenza del mondo medio orientale

Il mondo medio orientale entra di prepotenza nella visione artistica di Franco Battiato, il fascino di culture e religioni lontane con questa danza derviscia su base elettronica a cui difficilmente si riesce a resistere: “Voglio vederti danzare Come le zingare del deserto Con candelabri in testa O come le balinesi nei giorni di festa Voglio vederti danzare Come i dervishes turners che girano Sulle spine dorsali O al suono di cavigliere del Katakali”.

“Amata solitudine “: il valore del silenzio, dell’isolamento

E’ la cosa che lo ha sempre sostenuto Franco Battiato, l’isolamento, il silenzio, il respiro profondo di se stessi. Un uomo che ha sempre rifiutato un rapporto stabile, una diffidenza dell’altro per la paura della troppa intrusività. Avrà pagato un prezzo, ma avrà anche goduto di una benedizione speciale. E’ l’addio di Franco Battiato  a noi e alla vita: “Così è finita, mi stacco da te, da solo continuo il viaggio. Rivedo daccapo il cielo colorato di sole, di nuovo vivo.”.