«Gesuiti euclidei, vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori…»: appare facile oggi, giorno triste per la scomparsa di Franco Battiato, citare quei passaggi tanto arditi quanto poetici del suo “Centro di gravità permanente”. Eppure il legame così stretto tra arte, musica e spiritualità trova in Battiato uno dei protagonisti più realistici e profondi: ne è convinto il direttore della Civiltà Cattolica, Padre Antonio Spadaro, conterraneo all’artista scomparso oggi a Milo all’età di 76 anni e tra i principali confidenti di Papa Francesco.



«Il suo non era un vagabondare perso, ma una ricerca spirituale personale molto autentica che si rispecchiava nella sua ricerca musicale», spiega al Corriere della Sera il sacerdote gesuita, «La sua religiosità non è mai stata confessionale. Mistica cristiana, sufi, meditazione orientale segnano un percorso spirituale che diventava sperimentazione in musica». Per Padre Spadaro, Battiato è riuscito a rivivere in modo colto e raffinato tanto il pop quanto il cantautorato «non credo abbia pari la sua capacità di muoversi tra generi diversi, musica orchestrale, etnica, rock progressivo, e dietro tutto questo la cifra della sincerità di una ricerca che attingeva anche alle sue radici siciliane, alla tradizione della sua terra».



LA MUSICA E LA MISTICA

Una ricerca costante e mai fine a se stessa, giudica ancora Padre Spadaro affranto per la perdita del grande Battiato: «ricerca che non è mai stata astratta o ideologica ma affondava le radici nella vita concreta. Tra l’altro mi ha sempre colpito la sensibilità che ha avuto per un’altra grandissima artista siciliana, Giuni Russo, che ha compreso e sostenuto anche in momenti difficili, quando nessuno la capiva». Dalla religiosità alla politica, il metro di giudizio così particolare di Franco Battiato non “si modifica”: ancora Spadaro ricorda come l’occhio interiore dei tibetani sia un po’ la cifra dell’artista siciliano «permette di vedere l”aura degli uomini. Qualcuno ce l’ha nera, come certi politici senza scrupoli, mossi da bassa cupidigia, altri ce l’hanno rossa come la loro rabbia…». Una ricerca che si fa concreta e prossima al reale e che non può essere “inscatolata” o “schematizza” da alcuna etichetta: «quella di Franco Battiato non era una spiritualità di tipo confessionale. Che però ci fosse in lui una ricerca religiosa autentica, un tendere a Dio, su questo non ho dubbi», conclude il direttore di Civiltà Cattolica nel suo ricorso al CorSera.

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