Franco Branciaroli è l’ultimo degli ‘Incamminati’ a portare ancora avanti quella storica compagnia voluta da Giovanni Testori negli anni ’80 e, proprio pensando a quello che fu un maestro e un amico, in questi giorni sta portando in scena un reading teatrale di un’opera – ‘Atto Unico‘ – di Giacomo Poretti che ricalca a grandi linee i temi e gli stilemi della Compagnia. Partendo proprio dagli Incamminati, Franco Branciaroli ha dedicato all’amico Testori un’intervista per Famiglia Cristiana ricordando che all’inizio fu proprio lui ad avvicinarlo “perché era stufo di occuparsi della Compagnia e ci chiese (a lui, Bandera e Banterle, ndr.) di prenderla in mano”.



Inizialmente, l’obiettivo era quello di portare in scena le sue opere con il fondamentale problema che “all’epoca non lo voleva nessuno perché era un artista piuttosto problematico, controverso” e quindi fu costretta (per così dire) a reinventarsi e fare “teatro tout court” diventando – rivendica Franco Branciaroli – “una compagnia importante che festeggia quest’anno 40 anni”. Una condizione “veramente anomala“, spiega il drammaturgo, specialmente in un ambiente “soggetto a cambi abbastanza repentini”.



Franco Branciaroli: “Nessun critico venne a vedere gli spettacoli di Giovanni Testori”

Ma soffermandosi poi su quella figura – oggi acclamatissima – di Giovanni Testori, Franco Branciaroli non può che ricordare come fu proprio lui a risvegliare quel qualcosa in più che da sempre aveva covato dentro. “Sono di costituzione cristiana“, spiega, confessando che dopo l’infanzia “è stata più o meno intensamente vissuta”, almeno fino a quando non conobbe Testori che ebbe il grande pregio di “ravvivare una condizione esistenziale che è sempre stata congenita alla mia storia. Si è rimessa in moto”, racconta Franco Branciaroli, “una fede un po’ assopita“.



D’altronde quella fede era insita nello “spirito originario” della compagnia che lui definisce – almeno all’inizio della storia – “da combattimento” e che “abbracciava una particolare visione cattolica del mondo” particolarmente vicina a “Comunione e Liberazione” che, ricorda ancora Franco Branciaroli, “ai tempi veniva considerata come qualcosa di ignobile”. Ai costosissimi spettacoli che misero in piedi un anno per il Meeting di Comunione e Liberazione – “ciascuno costava un miliardo” – il drammaturgo ricorda che “non venne nessun giornalista né critico“, ma capirono di star facendo qualcosa di giusto quando, rappresentando Antigone, “il coro lo faceva il pubblico e 20.000 persone leggevano riga per riga il testo”: un esperienza, conclude, “straordinaria”.