Non si definisce uno scrittore, nonostante la pubblicazione del romanzo ‘La carne tonda’. Non sorprende per questo Franco Branciaroli, sui generis anche come attore. “Non sono uno scrittore, non ho liturgie: se mi metto davanti alla pagina bianca impazzisco e corro al bar”, chiarisce a Repubblica. Come ha fatto allora a scriverlo? Ha aspettato che gli arrivassero immagini e situazioni per annotarle su un quaderno. “Ci ho messo quattro anni. Durante il lockdown, rinchiuso senza niente da fare, ho pensato che avrei potuto finirlo”. Quaderno, non pc. “Non saprei scrivere in altro modo. Per mandare un sms impiego 20 minuti”.
Lo stesso Franco Branciaroli lo definisce “un libro strano”. E rivela che qualcuno, ancora non sa chi, l’ha candidato al Campiello Opera Prima, che però non ha vinto. “Un esordiente di 75 anni. Non è scritto bene, ma è scritto vivo, dunque molto teatrale: un monologo che ingloba tutte le voci che ha intorno”. Ci sono tra l’altro molti riferimenti: Testori, Bernhard, Nabokov, Elias Canetti. “Il finale è Lolita a rovescio”.
“HO VISSUTO TUTTA LA PARABOLA DI MILANO E…”
Il libro La carne tonda di Franco Branciaroli ha come protagonista Angelo, un erotomane e nottambulo, pensionato e benestante con una morale tutta sua e amici che la condividono. “Potrebbe essere un trattato di letteratura nascosto. Involontario, però: è il patrimonio occulto che deriva dal mio mestiere”, spiega l’attore a Repubblica. In tale veste, infatti, ha imparato moltissimi capolavori, che restano in testa. “E poi che cosa puoi fare nei pomeriggi in albergo delle tournée? Leggi”.
Per quanto riguarda il protagonista, c’è inevitabilmente qualcosa di suo: “È autobiografico solo nella parte dell’infanzia, campi, rogge, risotto con le rane. Per il resto è un personaggio”. Ma seppur inventato, è vero, perché Milano è piena di gente come il suo personaggio. A proposito di Milano, l’attore è tutt’altro che indulgente. Ad esempio, se la prende con happy hour, dehors, inaugurazioni. “Sono milanese, ho vissuto tutta la parabola. Ora si trucca da metropoli europea, ma resta una città mediorientale”.
“GALLERIE D’ARTE? COME FUORISALONE…”
Franco Branciaroli ha fatto l’esempio della mobilità sostenibile. “Che bello vanno tutti in bici e monopattino, come siamo europei. Ma in Danimarca se vai in bici o in monopattino sul marciapiede ti sbattono in galera”, osserva a Repubblica. Poi c’è l’esempio delle gallerie d’arte. “Mi pare sia diventato impossibile distinguerle dal Fuorisalone. Probabilmente c’è più arte da un ferramenta”. Per quanto riguarda il Piccolo, l’attore gli ha affibbiato l’aggettivo noioso. “Il Fossati, quello che oggi è il teatro Studio Melato, una volta era un cinema porno. Per uno come Angelo era molto meglio prima della conversione in teatro sperimentale. Due tipi di masturbazione diversa, diciamo. Ovviamente sempre secondo Angelo”. Franco Branciaroli sottolinea anche il fatto che, sebbene ci sia molto sesso nel libro, non è uno erotico. “Anzi è un libro volgare. La volgarità per me è importante, la vita vera delle persone ne è intrisa. Credo anche che la pornografia sia un fatto culturale enorme: insegna molte cose”. Dunque, è ben lontano dal politicamente corretto, che è secondo Branciaroli “un’idea di maggioranza”, ma in realtà “le persone non ragionano così, vivono per quello che sanno. La felicità la dà il corpo, non l’anima”.