Pensi a Roma, alla romanità, alla canzone dialettale tipica del Lazio e non puoi fare a meno di pensare a Franco Califano. Non tutti sanno però che il cantautore di “Tutto il resto è noia” non è nato nella Capitale bensì su in Libia, con la mamma che costrinse il pilota ad un atterraggio d’emergenza a Tripoli per dare alla luce quello che si sarebbe rivelato un personaggio “sui generis”. Perché il titolo del suo repertorio più famoso, quel “Tutto il resto è noia” che è ancora un inno tra i più giovani, anche quelli che Califano non hanno avuto modo di conoscerlo per una mera questione d’epoca, sembra ricalcare alla perfezione tutto ciò che non è stato il Califfo. Una vita tutta genio e sregolatezza fin da ragazzo, quando ai voti altissimi presi a scuola alternava scorribande notturne fatte di alcol e soprattutto donne. Forse la sua passione più grande, anche più della musica.
FRANCO CALIFANO
Franco Califano non ha avuto quella che si definirebbe una vita “semplice”: un padre morto quando aveva 18 anni, una meningite, due arresti con l’accusa di traffico di stupefacenti, l’attività da gigolò (ma solo con donne bellissime e ricche). Ingredienti perfetti per la trama di un film e per Califano esperienze che in aggiunta a quel mix di cultura e intelligenza innata hanno fatto del “Maestro” uno degli interpreti più apprezzati. Come dimenticare brani del livello di “Da molto lontano” oppure “E la chiamavano estate” (1965). E ancora nel 1967 il successo de “La Musica è finita”, scritta per Ornella Vanoni? Versi come Si, d’accordo l’incontro, un’emozione che ti scoppia dentro. L’invito a cena dove c’è atmosfera, la barba fatta con maggiore cura, la macchina a lavare ed era ora. Hai voglia di far centro quella sera. Si d’accordo ma poi…Tutto il resto è noia. No, non ho detto gioia, ma noia, noia, noia…maledetta noia” sono diventati oggetto di studio. Noi ci limitiamo ad apprezzarne e a ricordarne la poesia. Franco Califano: sì, tutto il resto è noia.