Franco Cardini parla della guerra Russia-Ucraina

Nel numero odierno de La Stampa è contenuto un importante intervento di Franco Cardini sulla delicata situazione globale dovuta alla guerra tra Russia e Ucraina, ponendo particolare attenzione su quella che, a suo avviso, potrebbe essere una strategia migliore per gestire i rapporti con le due nazioni. “La necessità di una tregua”, sottolinea lo storico e saggista, “e di un ritorno al tavolo dei negoziati, immediatamente abbandonati poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina, oggi si impone come necessario”.



Ma non bastano le trattative tra i due stati belligeranti, secondo Franco Cardini, ma risulta anche importante “riconoscere alcune ragioni alla Russia“, andando oltre alla dicotomia tra buono e cattivo/invaso e invasore a cui abbiamo assistito ininterrottamente fino a questo momento fin da febbraio, quando scoppiò il conflitto. Per la Russia, infatti, quella Ucraina non è una situazione che è sorta nel 2022 per uno schizzo di Vladimir Putin, ma ancora le sue radici nel 2014 e che, negli ultimi anni, è stata aggravata dalle “vessazioni contro i russofoni d’Ucraina e con il mancato rispetto degli accordi di Minsk”.



Franco Cardini: “Interrompere forniture di armi”

Secondo Franco Cardini, insomma, ci sarebbero da tenere in considerazione anche le ragioni della Russia, che a  febbraio 2022 ha fatto scoppiare una guerra che da tempo ventilava tra i due stati. Le ragioni di Putin, per quanto non condivisibili non lo sono più “delle armi di distruzione di massa che in Iraq non c’erano, ma che hanno condotto all’invasione anglo-americana”. “Un discorso serio sulla pace“, spiega Cardini, “avrebbe bisogno di uscire da facili moralismi e comprende che l’Europa è fra le vittime di questo conflitto”, soprattutto dal punto di vista economico.



“Sono gli americani ad avere un vantaggio in questo conflitto“, riflette Franco Cardini nel suo articolo su La Stampa, citando la situazione con il gas americano che in Europa costa il quadruplo che sui mercati americani. La pace, i negoziati e le trattative, anche solamente una tregua, sarebbero secondo lui il modo migliore per superare “l’impasse gravissima nella quale siamo finiti”. “Una riduzione delle forniture di armi“, suggerisce nella futura gestione del conflitto, ma anche un aumento “degli aiuti umanitari”, perché “inebriare l’Ucraina con miliardi di armi (..) è folle tanto per loro quanto per noi stessi”.