L’intervento degli agenti della Digos alla Scala per identificare Marco Vizzardelli, l’uomo che ha urlato “viva l’Italia antifascista dal loggione, è «un fatto surreale e un po’ cretino» per Franco Cardini. Lo storico medievalista, intellettuale a lungo militante del Movimento Sociale, la ritiene «davvero un’esagerazione, forse un eccesso di zelo». Ma nell’intervista al Fatto Quotidiano commenta la vicenda con sarcasmo: «Io da giovane ho frequentato spesso i loggioni dei teatri e ho detto cose molto più pesanti, nettamente peggiori. Ricordo di aver strillato, da ragazzo, “Viva il Duce”. E nessuno mi disse nulla».



Ora siamo al mondo al contrario, con un cittadino identificato per aver urlato uno slogan democratico, non per apologia del fascismo. «Restando al teatro, nemmeno un governo autoritario come quello austriaco, in epoca risorgimentale, si sognò di censurare lo slogan “Viva Verdi” (era l’acronimo di “Vittorio Emanuele re d’Italia”, ndr). Il maresciallo Radetzky ne rideva, sapeva che era opera di studenti e non ha mai fermato nessuno», aggiunge Franco Cardini, secondo cui l’atteggiamento della Digos è «il riflesso di un sentimento di isterismo generale». Il problema, peraltro «gravissimo», per lo storico è che «siamo abituati alla continua riduzione della libertà d’espressione che deriva dalla cultura del politically correct».



CARDINI “CHE C’ENTRA FASCISMO CON SALVINI?”

Franco Cardini è consapevole che stavolta la logica è ribaltata, infatti parla di una censura del pensiero da destra, pur escludendo che sia favorevole al fascismo. Ma la radice non cambia per lo storico: «Il principio di perseguire chiunque si esprima in maniera diversa dal mainstream». Al Fatto Quotidiano aggiunge che è, quindi, evidente che la frase urlata dal loggione della Scala non turbava l’ordine pubblico e non giustificava quella reazione. Non trova neppure strano che sia stata “ispirata” dalla presenza di Ignazio La Russa e Matteo Salvini. «C’è da mettere in conto qualche manifestazione di dissenso». D’altra parte, per Cardini ormai si spreca l’uso del termine “fascista”. «Passi La Russa, che ha un busto del Duce in casa, ma Salvini è tutt’altra cosa».



Tornando al sarcasmo, per Franco Cardini il dissenso al governo Meloni poteva essere espresso urlando “abbasso la Nato“. «A quel punto lo zelo della Digos sarebbe stato più comprensibile». Per l’intellettuale non ci sono dubbi riguardo il fatto che ci siano poliziotti “più realisti del re”. «Che ci siano funzionari con mentalità (consciamente o inconsciamente) fascista è più che probabile», osserva Cardini, secondo cui «il comportamento della Digos è stato surreale e allo stesso tempo cretino, come spesso accade in Italia. Ma succedono cose più gravi, di cui nessuno sembra rendersi conto: non bisognerebbe correre dietro a queste fesserie».