Franco Di Bella è il padre del noto giornalista e corrispondente Rai Antonio Di Bella. Venuto a mancare nel dicembre ’97, si è sempre distinto per il suo intuito particolarmente spiccato e in generale per le sue attitudini da cronista che gli permisero di ottenere diversi impieghi prestigiosi all’interno delle più prestigiose redazioni italiane. Di lui, i colleghi Giuseppe Galizzi e Vincenzo Sardelli scrissero che incarnava appieno lo spirito del buon giornalista, essendo dotato di un fiuto a dir poco fuori dal comune. “Franco Di Bella era la cronaca e la cronaca era Di Bella”, si legge nel loro Eravamo in via Solferino edito da Minerva. “Aveva la pretesa, la capacità, di arrivare sulla notizia prima di chiunque altro. Era un padrone buono, capace di sguinzagliare segugi perfettamente addestrati. Aveva una percezione paranormale di quello che stava per accadere”.



Franco Di Bella e lo scandalo della P2

Purtroppo, però, alla figura di Di Bella sono legate anche diverse controversie che lo videro coinvolto mentre ricopriva l’incarico di direttore del Corriere. Il 17 marzo 1981, infatti, vennero rinvenuti gli elenchi degli iscritti alla Loggia massonica P2 facente capo a Licio Gelli: di Bella era tra questi, con la tessera n. 1887. Ciò significava che il quotidiano più diffuso in Italia era manipolato da anni dalla propaganda occulta della P2. Il 13 giugno, il giornalista fu costretto a dare le dimissioni: “Con il cuore gonfio di amarezza, ma con coscienza serena, me ne vado per evitare ripercussioni sulla testata alla quale ho dedicato trent’anni della mia vita”, dichiarò in quell’occasione. L’affiliazione alla P2 segnò la fine della sua carriera giornalistica: d’allora in poi, Di Bella non lavorò più per la grande stampa.



Antonio Di Bella parla del rapporto col padre Franco Di Bella

Franco Di Bella morì a Milano a seguito delle complicanze dovute a una malattia. Suo figlio Antonio lo ricorda come un padre esigente e severo: “Con lui, era sempre come avere un caporedattore in casa”, fece sapere a Repubblica all’indomani della morte. Il loro rapporto era “cordiale e conflittuale allo stesso tempo”, ma Antonio, in ogni caso, non può che riconoscergli i meriti professionali. “L’aver tolto il doppiopetto al Corriere”, comincia a elencare Di Bella, “l’aver portato la cronaca nera in prima pagina”.

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