Lo dice senza mezzi termini, ma con un rammarico che non vuole neppure provare a nascondere rivolto a tutti coloro che con lui ci hanno lavorato per decenni, con una lucidità che solo una diagnosi chiara e precisa danno: Franco Di Mare, celebre giornalista inviato di guerra, nonché dirigente ad intermin di Rai Tre, ha un mesotelioma, un tumore raro associato quasi sempre all’esposizione all’amianto. L’annuncio (almeno al grande pubblico che l’ha conosciuto davanti alla telecamera) l’ha fatto durante la diretta di Che Tempo Che Fa, dove Franco Di Mare è apparso per la prima volta collegato alla bombola dell’ossigeno, ma ha poi approfondito il tema poco dopo con il Corriere dalla Sera.



“Ho un tumore che non lascia scampo”, spiega, “mi resta poco da vivere ma quanto non lo so”. Tutto è iniziato circa tre anni fa, “ero seduto sul divano, guardavo un programma scemo in tv” e poi, “una fitta terribile mi è esplosa tra le scapole, una coltellata”: era il primo sintomo del suo male incurabile, “il collasso della pleura, uno pneumotorace”. Così, dopo alcuni giorni di dolore, Franco Di Mare svenne durante una visita al Policlinico Gemelli ed è stato lì che è riuscito a dare un nome al suo mesotelioma.



Franco Di Mare attacca la Rai: “Dopo il mesotelioma mi hanno voltato le spalle”

Una situazione difficile, ma che il giornalista (abituato a scenari ben peggiori) ha imparato ad accettare piano piano, con la terapia e con le prime speranze, ma poi “sei mesi fa c’è stata una recidiva“. Eppure, nonostante non si aspettasse di aver avuto un mesotelioma, Franco Di Mare confessa anche che “sono stato a lungo nei Balcani, tra proiettili all’uranio impoverito. Ogni esplosione liberava nell’aria infinite particelle di amianto. Ne bastava una, magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo” nella sua prima missione, “non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte”.



Oltre al suo tumore incurabile, però, anticipavamo che Franco Di Mare non ha rimpianti e non sembra essere disperato, ma ha un solo rammarico: “Tutta la Rai, tutti i gruppi dirigenti mi hanno voltato le spalle“, spiega a Fabio Fazio, “posso capire che esistano delle ragioni di ordine sindacale e legale, ma io chiedevo lo stato di servizio” per fare ordine nei luoghi che ha visitato “per capire dalle Associazioni cosa fare. Pur capendo l’aspetto legale della questione, però, Franco Di Mare non si capacita “dell’assenza sul piano umano. Queste persone a cui parlavo dando del tu sono sparite” e al Corriere specifica che “ho mandato almeno 10 mail dall’ad al capo del personale, gli ho scritto messaggi sul cellulare”, ma nulla, solo un pesante silenzio.