Non c’è ancora una spiegazione per il misterioso omicidio del 63enne Franco Dogna che ieri sera è stato brutalmente accoltellato all’interno della sua casa di Santo Spirito a Bari da un ignoto soggetto che non pare aver trafugato nulla dall’abitazione dell’anziano: per ora a supporto delle indagini ci sarebbero solamente una 40ina di gocce di sangue lasciate in strada dal killer durante la sua fuga; mentre non pare esserci un qualche attrito che potrebbe giustificare la morte di Franco Dogna, trovato dalla sorella e dal cognato dopo che il 63enne era mancato ad un appuntamento che aveva fissato con un suo amico.



Della morte di Franco Dogna si è tornata ad occupare la trasmissione la Vita in Diretta che anticipa che a dare una possibile spiegazione sull’omicidio potrebbero esserci le telecamere stradali che potrebbero aver impresso la fuga del killer e – di conseguenza – la sua identità; mentre ovviamente si attende anche l’esito della già disposta autopsia sul corpo dell’uomo per capire se esistano tracce utili ad identificare il suo assassino.



L’amico di Franco Dogna: “Se il killer è entrato in casa è perché gli ha aperto lui”

Insomma, per ora la morte di Franco Dogna resta un profondo mistero che non trova nessun tipo di spiegazione coerente, tanto che tutti quelli che lo conoscevano – a partire dai familiari ed arrivando fino ai suoi tanti amici – alla trasmissione di Rai 1 hanno confermato che si trattava di una persona generosa e gentile con tutti, che mai avrebbe fatto del male a nessuno e (soprattutto) che non aveva nessun tipo di nemico.

A dirlo e a descrivere Franco Dogna è – in particolare – l’amico Roger che in questo periodo si stava occupando della compravendita dell’abitazione del 63enne: “siamo tutti sconvolti e non riusciamo a darci una spiegazione – racconta -, era una persona pulita, corretta e limpida che non poteva avere nemici e faceva anche tanto volontariato”; mentre sull’ipotesi che qualcuno potrebbe aver fatto irruzione violentemente nella sua casa, spiega che “aveva una doppia barriera e chi è entrato ha dovuto varcare almeno due porte che lui sistematicamente chiudeva a chiave anche quando stava da solo in casa”; così come Roger nega anche l’ipotesi della ritorsione e del furto visto che – da un lato – “sono certo che non avesse nessun tipo di debito o problema economico” e – dall’altro – “non aveva acquisito nessuna caparra [per la vendita] perché la detenevo io”.