Franco Gabrielli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è intervenuto in qualità di ospite ai microfoni di “Oggi è un altro giorno”, trasmissione di Rai Uno condotta da Serena Bortone e andata in onda nel pomeriggio di martedì 15 febbraio 2022. In primis, l’ex numero uno della Polizia è stato chiamato a dire la sua sui venti di guerra che soffiano tra Ucraina e Russia: “Sicuramente è una crisi importante, in cui c’è anche un profilo muscolare – ha affermato –. Le esercitazioni della Russia hanno toni e dimensioni che fanno riflettere gli Stati Uniti d’America e non solo; infatti, gli alleati della NATO hanno subito avuto un profilo di attenzione”.



Per ciò che concerne la posizione dell’Italia, “noi siamo parte di questo schieramento, ma io richiamo sempre l’articolo 11 della Costituzione, secondo cui questo Paese ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Credo che la storia non si ripresenti mai nella medesima modalità e bisogna stare molto attenti, perché in queste vicende la possibilità di fare scivolare il confronto in termini di contrapposizione armata è alto. Oggi la guerra non è solo nei campi di battaglia, ma anche nell’universo cibernetico e dell’informazione e della disinformazione. Dobbiamo forse registrare un modo diverso di intendere anche il confronto tra gli Stati. Ad oggi il rischio di guerra pare scongiurato”.



FRANCO GABRIELLI: “COSTA CONCORDIA? DEVE INSEGNARCI A FARE PRIMA, NON A FARE PRESTO”

Nel prosieguo di “Oggi è un altro giorno”, Franco Gabrielli a proposito della Costa Concordia, ha ricordato che quella tragedia di dieci anni fa deve insegnare all’Italia “a fare prima, non a fare presto”. Bisogna poi imparare a non avere atteggiamenti scaramantici e a sperare che i problemi non accadano: “Credo che se non si ha consapevolezza del rischio, difficilmente si riesca a gestirlo. Noi preferiamo pensare che siano futuri ed eventuali e immaginiamo che le fatiche di ogni giorno siano più gravose, tralasciamo il rischio”.



Ma è “una visione miope, perché i rischi ci circondano. Durante la pandemia, dal punto di vista di protezione civile l’approccio all’emergenza non è stato corretto, perché non si è utilizzato lo strumento come previsto dal sistema”.