É davvero grande il cordoglio per la morte di Franco Marini, sindacalista e politico stimato da tutti a prescindere dal colore politico. Nelle scorse ore è arrivato il saluto di Silvio Berlusconi: «Mentre l’Italia attraversa un momento così difficile, proprio a causa della tragica malattia della quale lo stesso Marini è stato vittima, un momento che richiede l’unità della Nazione e il concorso delle migliori energie del Paese, mancheranno il suo equilibrio, il suo senso delle istituzioni, la sua passione politica lucida e priva di faziosità».



Questo l’omaggio di Teresa Bellanova: «Se n’è andato stanotte Franco Marini, sindacalista e politico di spessore, già presidente del Senato e Ministro del lavoro. Una notizia che lascia davvero una grande tristezza. Un abbraccio forte alla sua famiglia e ai suoi cari». Infine, le parole di Pietro Grasso: «Franco Marini è stato un sindacalista tenace e un appassionato politico con una chiara visione del Paese. Un grande uomo delle Istituzioni, da ex presidente del Senato sempre prodigo di consigli. Un esempio di senso dello Stato». (Aggiornamento di MB)



MORTE FRANCO MARINI, GRANDE CORDOGLIO SUI SOCIAL

Praticamente ogni personalità di spicco del mondo della politica italiana ha dedicato un post alla scomparsa di Franco Marini, ex presidente del senato morto di covid nella giornata di oggi. Pierluigi Bersani, ex numero uno del Partito Democratico, lo ricorda così: “Un ricordo di #FrancoMarini? Lavoratori edili che lo salutavano per strada con confidenza e affetto. Sguardo, cuore, linguaggio sempre consapevoli della vita comune. Un protagonista decisivo della costruzione di un centrosinistra di governo. Lo saluto con commozione e rimpianto”.



Così invece il Commissario dell’Ue, Paolo Gentiloni, ex presidente del consiglio: “La politica come passione e organizzazione, il mondo del lavoro la sua bussola, il calore nei rapporti umani. Ci mancherà #FrancoMarini. Ha accompagnato i cattolici democratici nel nuovo secolo”. Infine il pensiero di Matteo Salvini, ex ministro dell’interno e leader della Lega: “Addio a #FrancoMarini, grande abruzzese, una vita di servizio pubblico dedicata al mondo del lavoro, un’anima popolare, combattivo ma sempre aperto al punto di vista degli altri. Ci piace ricordarlo anche come alpino orgoglioso. Una preghiera e la mia vicinanza alla sua famiglia”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

FRANCO MARINI, MORTO IL ‘LUPO MARSICANO’ DEL PD, CASTAGNETTI “UN ALPINO COMBATTENTE”

«Franco Marini era un uomo forte e duro, pugnace. Quando sosteneva un’idea, Franco chiamava alla lotta per quella idea, non si accontentava certo di sottoscrivere un comunicato. Ma dietro la forza della scorza e della durezza c’era la tenerezza di un uomo molto sensibile ai valori umani e personali», è umanamente distrutto Pier Luigi Castagnetti, amico personale di Franco Marini e ultimo segretario del Partito Popolare Italiano di cui il ‘lupo marsicano’ oggi scomparso ne era principale esponente. Come spiega lo stesso ex parlamentare a Famiglia Cristiana, Franco Marini con la sua terra – l’Abruzzo – aveva un rapporto praticamente ‘carnale’: «lo chiamavano lupo marsicano, aveva mantenuto con  la sua regione un radicamento veramente straordinario  e seguiva le vicende politiche anche dei comuni più piccoli. Si è sempre sentito il pater familias della Democrazia Cristiana abruzzese, di cui, dopo Remo Gaspari, divenne punto di riferimento». Combattente, sindacalista, politico ma anche orgogliosamente alpino: «La montagna era il suo mondo e quando mi capitò di accompagnarlo per qualche giro in Abruzzo o si finiva in una sezione di partito o in una degli Alpini. Il suo berretto con la penna ormai era tutto consumato, ma lui era felice di indossarlo ogni anno al raduno nazionale, soprattutto quando fu invitato come presidente del Senato», conclude Castagnetti. «Ci ha lasciato Franco Marini. Un grande Italiano. Instancabile combattente a difesa di futuro e diritti lavoratori. Protagonista e guida dei cattolici democratici, tra fondatori PD, voce libera e autorevole. Ha combattuto per rafforzare la democrazia e per un’Italia più giusta», scrive il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Lutto doppio oggi nel Partito Democratico vista la scomparsa della madre di Emanuele Fiano, solo 2 mesi dopo la morte del padre Nedo, sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti.

L’addio all’ex Presidente del Senato

Franco Marini è morto: l’ex presidente del Senato, una vita per la politica, si è spento all’età di 87 anni a Villa Mafalda, dov’era ricoverato da qualche giorno dopo aver contratto il Covid. Una lotta durata circa un mese quella di Marini contro il coronavirus: all’inizio di gennaio infatti era stato ricoverato all’ospedale San Camillo de Lellis di Rieti, ricevendo gli auguri di pronta guarigione da parte di ex compagni di partito e avversari politici, che si erano stretti attorno a lui nel momento di grande difficoltà. Già segretario del Partito Popolare Italiano, sindacalista, fu segretario generale della Cisl, il momento più alto della sua esperienza politica fu probabilmente l’elezione a presidente del Senato nel 2006, battendo da candidato del centrosinistra alla terza votazione, in un appassionante testa a testa, il candidato espresso dal Popolo della Libertà, Giulio Andreotti.

Franco Marini è morto

Franco Marini era soprannominato il “lupo marsicano” della politica italiana: un riferimento alla sua provenienza, il piccolo comune di San Pio delle Camere, in provincia dell’Aquila, ma soprattutto al suo carattere da abruzzese combattivo e mai domo. Nel 2013 sfiorò la presidenza della Repubblica: il suo nome, indicato per il Quirinale da PD, PdL, Scelta Civica, dall’UdC, dalla Lega Nord, da Fratelli d’Italia, dal Centro Democratico, dalle minoranze linguistiche (SVP, PATT, UpT), da Grande Sud e da Il Megafono – Lista Crocetta. Una convergenza larga frutto dell’accordo raggiunto dall’allora segretario Pd, Pier Luigi Bersani, e dal leader del centrodestra Berlusconi, che decisero di spendere il nome di Marini per la prima votazione con il quorum più alto: egli non riuscì a raggiungere il quorum richiesto di 672 voti, fermandosi a 521. Da lì la politica decise di muovere oltre: senza successo, al punto che fu Giorgio Napolitano a dover concedere il bis per incapacità dei partiti di esprimere un suo successore.