E’ morto nella giornata di ieri Franco Piperno. Si tratta di uno dei maggiori attivisti della Sinistra negli Anni di Piombo, nonché uno degli storici fondatori di Potere operaio, gruppo extraparlamentare attivo fra gli anni ’60 e ’70, fortemente votato al comunismo e al marxismo e dalla parte degli operai. Come riferito dai principali quotidiani online, Franco Piperno è morto a Cosenza, dove viveva da tempo anche se originario di Catanzaro: aveva 83 anni. Stando alle notizie emerse, era ricoverato da giorni presso un ospedale catanzarese anche se le cause effettive della sua morte non sono state rese pubbliche.
Nella sua Cosenza Pipero era divenuto un docente universitario, insegnando presso l’università della Calabria, ed inoltre aveva ricoperto anche il ruolo di assessore comunale durante l’amministrazione Giacomo Mancini, storico ex segretario nazionale del partito socialista italiano. Franco Piperno è ricordato, come precisa il quotidiano Il Giornale attraverso il proprio sito web, anche per i suoi numerosi saggi politici, essendo come detto sopra anche docente di fisica della materia.
FRANCO PIPERNO È MORTO: LA LAUREA A PISA POI…
Si era laureato in Toscana, in quel di Pisa, e aveva iniziato la sua carriera accademica presso la prestigiosa università La Sapienza di Roma nelle vesti di ricercatore presso la facoltà di ingegneria. Aveva anche insegnato al Politecnico di Milano, nonché all’università abruzzese dell’Aquila. Nel corso della sua carriera aveva collaborato anche con numerose università straniere, a conferma di quanto sia stato importante e brillante il suo operato.
Una sorta di doppia vita quella di Franco Pipero, che durante i famosi anni a cavallo fra il ’60 e il ’70 era stato invece uno studente particolarmente attivo nel mondo della politica, ovviamente schierato a sinistra. Dopo essersi avvicinato a Oreste Scalzone e a Toni Negri, aveva appunto co-fondato Potere Operaio, e in seguito era stato dirigente di Autonomia operaia, nonché animatore presso la rivista Metropoli.
FRANCO PIPERNO È MORTO: LA FUGA IN FRANCIA POI IL RITORNO IN ITALIA
Il Giornale lo ricorda anche per alcune inchieste giudiziarie che lo hanno coinvolto, fra cui la “7 aprile”, in cui si chiedeva una condanna a due anni per lo stesso Franco Piperno, in quanto avrebbe partecipato ad un’associazione sovversiva. Alla luce di quanto accaduto, Piperno decise di rifugiarsi in Francia, come molti altri esponenti della sinistra dell’epoca, sfruttando la protezione della dottrina Mitterand, e quando tornò in Italia la sua pena di due anni, alla luce anche della leggera condanna, finì in prescrizione.
A quel punto è cominciata la sua “seconda vita” da accademico, conclusasi in Calabria. Fra le sue attività si ricorda anche il suo ruolo presso l’amministrazione comunale di Cosenza sotto il sindaco Eva Catizone, mentre nel 2006 la famiglia Mattei chiese anche a lui un risarcimento di sette milioni e 850mila euro, in quanto considerato responsabile del terribile incendio che uccise i due figli dell’ex segretario del Movimento Sociale Italiano di Primavalle.