Di Franco Zeffirelli si trovano facilmente decine di biografie, per cui non c’è alcun bisogno di scriverne l’ennesima. Preferisco ricordare l’impressione che ne trassi quando ebbi l’occasione di passare qualche ora con lui nella sua grande casa che si erge ai bordi di una delle più antiche arterie dell’Impero romano.
Eravamo alla fine degli anni Settanta, il salone in cui mi ricevette era immenso, sembrava una dependance di un museo londinese. Grandi arazzi, immensi tappeti persiani, tigri di ceramica, busti di alabastro, vasi cinesi e dell’antica Grecia, manichini con costumi d’opera, mobili di varie epoche di grande pregio, preziosi libri antichi e monografie d’arte, sono solo alcune delle cose che ricordo. Tutto era disposto con apparente creativo disordine, che in realtà rispondeva a precisi criteri espositivi.
Un grande regista di cinema, opera lirica e teatro quale lui era, non poteva evidentemente esimersi dal curare con grande passione la scenografia della sua casa, le cui diverse stanze sembravano dei set già pronti per girare la scena di un film. La grande varietà degli oggetti d’arte e degli arredi testimoniava la poliedricità delle sua passioni e dei suoi riferimenti culturali.
Amato e conosciuto più all’estero che in Italia, fu nominato Sir dalla Regina Elisabetta per la sua opera di diffusione teatrale e cinematografica di Shakespeare. I suoi film hanno collezionato quattordici nomination all’Oscar, in Italia vinse 5 David di Donatello. Le opere liriche con la sua regia rappresentate in tutto il mondo sono migliaia, 800 solo al Metropolitan di new York. Fin da giovane collaborò con grandi registi (Visconti, Antonioni, De Sica e Rossellini), essendo omosessuale ebbe una appassionata e travagliata storia d’amore con Luchino Visconti. Anche in questa sua scelta era controcorrente: non amava le pittoresche esibizioni dei Gay Pride, mentre si dichiarava profondamente cattolico, e da liberale tentò pure la strada della politica venendo eletto per due volte senatore tra le file del centrodestra.
Il suo amore per l’arte e la cultura lo ha portato a raccogliere in una Fondazione denominata Centro Internazionale per le Arti dello Spettacolo Franco Zeffirelli, tutti i documenti, i bozzetti, gli studi per gli allestimenti teatrali e cinematografici, le note di regia e le sceneggiature, le foto di scena e le rassegne stampa riguardanti la sua attività nel mondo dello spettacolo, italiano e straniero, dal dopoguerra a oggi.
Grande amico di Pavarotti e soprattutto di Maria Callas cui dedicò un film, era un gentiluomo elegante e raffinato, ben cosciente della sua smisurata cultura, e anche per questo molto amareggiato per il progressivo degrado in tutti i campi della sua amata Italia. Sosteneva, e a ragione, di essere stato sempre osteggiato dalla potente lobby culturale di sinistra che ha dominato incontrastata per lunghi anni sul cinema, sul teatro e sui mass media italiani, vendicandosi a suo modo mietendo successi e consensi in giro per il mondo, grazie alla sua capacità di affascinare con il suo sapere i più grandi artisti internazionali. Ora che è scomparso, tutti, senza esclusione alcuna, si affannano a riconoscerne le qualità. Sic transit gloria mundi.
Ci piace salutarlo con l’asciutto addio che è apparso sulla homepage del sito della Fondazione Zeffirelli: “Ciao, Maestro”.