Franco Zeffirelli questa sera, sarà “protagonista” de La Traviata, con la sua ultima regia. In mondovisione su Rai1, lo spettacolo verrà condotto da Antonella Clerici. Nel frattempo, a distanza di alcuni giorni dalla sua morte, Firenze ha voluto dedicargli il suo ultimo saluto. Gianni Letta, dal pulpito del Duomo, ha spiegato del “cruccio” che da sempre si portava appresso: “non riusciva a capire come in tutto il mondo lui fosse accolto e celebrato come il simbolo del genio italiano, e come nel suo paese, nella sua città, nella sua patria, non tutti avessero la forza di proclamarlo e di riconoscerlo”. I presenti hanno calorosamente applaudito il presidente onorario della Fondazione che porta il suo nome ha proseguito parlando del progetto: “Ma la sua Firenze gli ha fatto il regalo più bello, ospitare a Palazzo San Firenze la sua fondazione e va dato il merito al sindaco Nardella e al Comune di aver superato diversi scogli, ma chi lo ha visto già malato aggirarsi fra i ricordi della sua vita alla Fondazione ha letto la gioia nei suoi occhi”.
Franco Zeffirelli, l’ultimo saluto della sua Firenze
Per l’addio a Franco Zeffirelli, si sono presentate più di 1500 persone. Il regista e scenografo scomparso lo scorso 15 giugno all’età di 96 anni nella sua casa a Roma, ha lasciato un enorme vuoto nel mondo dell’arte. Tra i banchi del Duomo, c’erano: il sindaco di Firenze Dario Nardella, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino Cristiano Chiarot, la prefetta Laura Lega, oltre a Joe Barone e Giancarlo Antognoni in rappresentanza della Fiorentina, squadra che il regista ha sempre amato tantissimo. “Franco Zeffirelli è stato un protagonista universale dell’arte e della missione che le è affidata” ha detto l’arcivescovo Betori nell’omelia. “La vita che porta con sé davanti al Signore è quella di un uomo di cultura, di un artista – ha sottolineato – Nell’espressione culturale e artistica la Chiesa riconosce una modalità alta della vocazione dell’uomo alla trascendenza e quindi un’esperienza che si intreccia con il cammino della fede. La Chiesa è grata agli artisti per come, attraverso le loro opere, l’uomo venga richiamato ai suoi interrogativi più profondi e indirizzato verso un oltre che lo svincoli dalle miserie del consumismo e dell’utilitarismo”.