All’età di 83 anni è morto Franco Zuccalà, giornalista sportivo con un passato a La Gazzetta dello Sport – di cui è stato caporedattore dell’edizione siciliana – Tuttosport, Il Giornale e La Sicilia. È stata però la Rai, dove il cronista è entrato nel 1982, a lanciarlo definitivamente regalandogli la fama: qui per lui si sono spalacate le porte di Domenica Sportiva, Novantesimo Minuto e poi del Tg1. Dal 2000 è stato editorialista dell’agenzia di stampa Italpress. Nel corso della carriera ha lavorato anche per la tv della Svizzera italiana e per Montecarlo Sat. Celebri anche i suoi documentari, pubblicati negli ultimi anni anche sui suoi canali social, ricorda Repubblica.



Nato a Catania nel 1940, Zuccalà ha cominciato a scrivere da giovanissimo per il Corriere di Sicilia. La passione per il calcio nella sua vita è sempre stata una costante, tanto che a 17 anni iniziò anche una carriera da arbitro, presto conclusa per dedicarsi al suo vero amore: il giornalismo. Dopo la carta stampata, per lui è arrivata la tv nel 1982: “La consideravo un’arte più che un lavoro, per questo accettai uno stipendio che era meno della metà di quello della Gazzetta dello Sport”, raccontava Zuccalà.



Zuccalà: “Spero di continuare ancora per un po’ se…”

Nel corso della sua carriera, Franco Zuccalà ha curato il programma bisettimanale “I temi del calcio” per 11 anni. Non solo ‘football’, però: per la Rai ha trattato anche altri temi, come ben si può vedere dai suoi numerosi documentari. La Columbia University, inoltre, gli ha consegnato la laurea honoris causa in “Telecommunication Science” per omaggiarlo dopo una carriera lunga e ricca. Il giornalista ha scritto nel corso della sua vita anche tre libri: “Il re di Broccolino”, “Champions forever” e “80 anni, mille avventure, le tre vite di un inviato speciale”. Opere che ripercorrono la sua lunga vita professionale.



Un anno fa, a settembre, in occasione del suo compleanno, scriveva: “All’alba del mio 82esimo compleanno, mi sono visto inondato di auguri. Grazie a tutti, sarà quasi un giorno come altri: mia moglie (che mi sopporta dal 1958) è andata a scuola, a insegnare l’inglese, io scriverò più tardi la presentazione di Italia-Inghilterra per Italpress, poi ritirerò l’accredito a San Siro per la partita di domani. Stasera mi concederò una cena di pesce, condita da 12 pillole. Abbiamo messo le tende nuove in casa per festeggiare l’ultimo trasloco, il 16esimo più uno. Sono stato in luglio in giro per il mondo e sto elaborando le immagini per un piccolo documentario senza pretese. Spero di continuare per un po’, se il Padreterno vorrà. Nei miei 64 anni di carriera ho commentato per TV e giornali, circa 3.000 partite (oltre 300 della Nazionale) e mi auguro di rivedere gli azzurri ai Mondiali per… Allungarmi la vita (avrei 90 anni), ma sono momenti di riflessione, come capirete facilmente. Per adesso un abbraccio a tutti e speriamo bene”. Un messaggio che ora appare più malinconico che mai.